martedì 23 settembre 2008

Annuncio 12

Offromi con organo privo di unghie (e non è il naso) per quellochecazzovoleteCure al "modo totalmente naturale e artigianale".
Ma, e ripeto ma, non vengo subito...

lunedì 22 settembre 2008

Annuncio 11

Offromi per penicure al "modo totalmente naturale e artigianale".
Ma non vengo subito...

Estetica naturale

"Nel nostro istituto si eseguono manicure e pedicure in modo totalmente naturale ed artigianale".

Chissà che vuol dire, poi, disse Vanessa entrando, e visto che il suo appuntamento era da lì a poco, si sarebbe tolta quella curiosità.

- Prego signorina, le disse l'estetista, fasciata nel suo camice bianco, con il visto struccato, gli zoccoli sanitari ai piedi.
Metta i piedi nell'acqua per ammorbidirli e poi cominciamo. E' la prima volta che viene da noi ? Le chiese con un sorriso a metà fra il beffardo ed il rasserenante

- Sì, disse Vanessa, e sono molto curiosa.....

La ragazza spense l'idromassaggio le tolse il primo piede dall'acqua e lo tamponò delicatamente, lo afferrò delicatamente fra le mani e mentre Vanessa notò che sul tavolino accanto alla poltrona non c'erano i consueti strumenti dell'estetista, quali tronchesine, limette, piccoli bisturi, la sua vestale si infilò l'alluce in bocca e cominciò a rosicchiarle l'unghia, che poi sputò, voluttuosamente in un piccolo contenitore di plastica, passando poi al secondo dito.

Vanessa impallidì e cercò di ritrarre il piede, ma la ragazza, sputando l'unghia del quarto dito le disse: sai, le butto tutte nella stessa ciotolina, così poi le conto e sono sicura che non vadano perse, e le sorrise, infilandosi il mignolo fra le labbra.

domenica 21 settembre 2008

Anche l'Italiano lo è

Entrò nel bar con l'aria sicura della donna che sa di essere bella e vistosa: vestito scollato incrociato davanti, stampa rigorosamente animalier che le fasciava i fianchi, scarpe con tacco 12, anch'esse stampate, ma di finta pelle, che sul dietro del tallone sinistro erano un po' sbucciate a causa dello sfregamento sul tappetino dell'auto e che producevano un fastidioso ticchettìo sul pavimento di marmo del locale, a causa della perdita dei piccoli soprattacchi, che lasciavano scoperti i chiodini che li avevano fermati.

Ad essere sinceri le sboccavano anche un po', ma immaginava che il suo passo felino avrebbe reso il tutto ancora più intrigante.

Un uomo, che stava godendosi un cappuccino schiumoso insieme ad un budino di riso, calduccino al punto giusto, la guardò, come a volerla spogliare con gli occhi e le disse.

- Signorina, le sue calzature sono un ossimoro, e ricominciò a bere lentamente.

Lei arrossì a comando, avanzò felinamente verso di lui, e protendendo le labbra rosse, luccicanti di rossetto gli disse: lei è un adulatore, cos'altro sa dire ad una donna, così presto la mattina ?

venerdì 19 settembre 2008

L'inglese è importante

Dai ragazzi, disse, Giangabriele, è venerdì pomeriggio, i capi non ci sono e abbiamo poco da fare.
Giochiamo a dwarf tossing ?
Sì, dai, è tanto che non lo facciamo, gli risposero in diversi, speriamo solo di non essere troppo fuori allenamento.

Antongiulio si avvicinò all'armadietto delle pratiche segrete e ne estrasse una scatola da cui uscirono un casco, un para denti, dei para-ginocchi e una specie di cinto erniario munito di una maniglia.

Nella stanza cominciarono a spostare scrivanie, mettere le seggiole in circolo e qualcuno a raccogliere scommesse sul vincitore.

Silvio, il nuovo dipendente assunto per la legge sulla disabilità guardava distrattamente tutto quello che stava accadendo, impegnato a finire il suo lavoro entro la fine della serata, per poter passare il suo fine settimana senza pensare più a quell'ufficio di arrivisti, cagoni, tutti con il Suv, macchine che per lui erano impossibili anche solo da pensare, non fosse altro perché non sarebbe mai riuscito a salirci sopra.

Ad un certo punto gli si fecero intorno in 5, lo afferrarono per le ascelle, lo misero in piedi sul tavolo e gli misero quella specie di cinto erniario con la maniglia dietro, il casco in testa, gli dissero che durante il tragitto non doveva urlare e che decidesse lui chi doveva cominciare.

Silvio non capiva cosa stesse accadendo, anche perché il nome di quel gioco non l'aveva mai sentito, eppure lui fra bocce, freccette, enalotto, corsa tris e briscola, di nomi ne conosceva.

Provò a fare il nome di Ernesto, che gli era sempre parso un gran coglione, e che forse, qualunque fosse stata la sfida, nonostante la scarsa statura, avrebbe avuto la meglio.
Ernesto si fece avanti, si mise dietro di lui, lo afferrò per la maniglia e cominciò a dondolarlo sempre più velocemente, fino a che non lo lasciò andare e lui volò, o meglio planò, per tutto il corridoio, e via via che lo percorreva a 40 centimetri da terra visitava tutti i reparti che lì si affacciavano, la contabilità, l'ufficio reclami, l'ufficio fornitori, l'ufficio permessi.

Atterrò di fronte a quella gnocca senza fine della Samantha dell'ufficio del personale che, aiutandolo a rialzarsi e riaggiustandogli il casco in testa gli disse:
caro Silvio, se lei avesse fatto il corso d'Inglese offerto dall'azienda, e che lei ha rifiutato di seguire per non meglio precisati impegni post-lavoro, e perché diceva di conoscere l'Inglese come le sue tasche, saprebbe che il "dwarf tossing" è il lancio del nano, specialità nata in Australia e che in questa ditta piace e diverte. La saluto, sapientone, ci vediamo al prossimo livido.

Cuore di mamma


“Ora il Matteo fa il corso di baby english”, disse la magra signora seduta al bar con il suo vestito alla moda rivolta alla sua amica, anche lei magra e vestita alla moda.

Entrambe avevano la faccia di chi non ha mai dovuto lavorare per pagarsi il necessario ne il superfluo.

“Quanti anni ha ora il piccolo”, chiese partecipe l’amica sorseggiando il suo latte appena macchiato.
“Tre, ora gli ho comprato anche una scrivania multifunzionale che può sollevarsi man mano che il suo sviluppo è “in progress”.

Le mamme qui a Milano parlano come manager rampanti.

Mostrò poi lo sviluppo di peso e altezza del suo erede rappresentato in un diagramma in un “back- up file” del suo palmare.
Si confrontavano le due signore della buona società, parlando contemporaneamente, come solo certe donne sapevano fare e realizzando così l’ottimizzazione del tempo libero con il doppio di cazzate.

Ora è il turno dell’amica che illustra con un programma scaricato da "Donna Moderna on line" tutti i possibili sviluppi interattivi che il pupo può realizzare per la programmazione della sua carriera.

Al mio tavolo, vicino al loro, sorseggio silenzioso un caffè in questo elegante bar del centro.
Un pensiero mi attraversa la mente e disegna sul mio viso un mezzo sorriso malevolo: -Pensa che ridere se a sedici anni "il Matteo" gli diventa tossico-.

giovedì 18 settembre 2008

Al parco

Aver preso un cane era stata davvero una bella idea.

Gli riempiva il divano di peli, pisciava quasi ovunque, alle 23, sole (si fa per dire) pioggia o neve bisognava portarlo a fare il giretto prima della notte, il giornale, al massimo lo ciucciava nel tragitto di ritorno dal giornalaio, e non aveva più un paio di ciabatte complete, ma solo avanzi di massacri notturni, anche due o tre destre, e camminando per casa sembrava sempre indeciso sulla direzione da prendere, visto che le sue ciabatte non avevano mai le punte concordi.

Però, a forza di corrergli dietro per impedirgli di addentare qualsiasi uomo in divisa, nonostante la stazza da mezzasega, visto che si trattava di un barboncino, era anche un po' dimagrito, e soprattutto si era reso conto del mondo dei padroni dei cani, di cui non era a conoscenza.

Si trovavano al parco, con i loro protetti, lanciavano stupidi legni che col cavolo che i quadrupedi riportavano indietro, parlavano di croccantini, di pulci, di veterinari da osannare o da gassare per errori madornali. Facevano amicizia, dividevano risse e qualcuno si era anche innamorato, dopo aver accuratamente verificato la compatibilità fra i loro abbaianti amici.

Aveva un barboncino, nero, di quegli idioti barboncini che abbaiano quando non ce ne sarebbe bisogno, ovvero sempre, che saltano sulle corte gambette rigide e che hanno degli occhini neri, tondi, che sembrano di vetro da come sono inespressivi.

Erano giorni che la osservava. Alta, mora, capelli ricci, da donna piena di personalità, sorriso luminoso, fisico scattante, spesso in tuta e scarpe da tennis, probabilmente arrivava al parco a fare due chiacchiere dopo aver fatto footing, con i capelli tirati indietro, a scoprire un volto perfetto.

Ma non osava avvicinarsi troppo, il suo cane era un mastino napoletano che lei chiamava Gennarì, e a parte i litri di bava che depositava su panchine, ginocchia di quelli seduti accanto a lei e i latrati gutturali che emetteva, temeva di non piacerle, troppo bella e sicura di sé.

Da un certo giorno però cominciò a notare che nonostante ridesse e scherzasse con il solito gruppetto, ogni tanto gli lanciava delle occhiate che gli scioglievano il sangue (il miracolo di Gennarì?) e glielo facevano affluire altrove, e una sera osò sedersi vicino a lei.

Parlarono, e parlarono, e si fece buio, e gli altri del gruppo cominciarono a salutare e ad andare via, come comprimari di quella commedia che stava per raggiungere il momento culminante, in cui lui e lei capiscono che lei e lui erano quelli che stavano aspettando, da una vita.

La luna era alta nel cielo, il cielo, nonostante le luci della città, stellato, e preso da un coraggio che non avrebbe mai pensato di avere, la strinse fra le braccia e la baciò, appassionatamente, con trasporto, con il desiderio che non finisse mai.

Si salutarono tenendosi le punte delle dita e sussurrandosi - a domani -, e tirando ognuno il guinzaglio del proprio tesoro, si avviarono verso casa.

Gli pareva di volare, il guinzaglio gli pareva leggero, e lieve gli sembrava anche il passo del suo barboncino, silenzioso nella sera.

Qualcuno, sul viale, guardò quell'uomo dall'aria innamorata che camminava lento, con un guinzaglio vuoto in mano, mentre i vigili stilarono una denuncia contro ignoti e le associazioni ambientaliste chiesero misure durissime non appena avessero trovato l'assassino del povero barboncino , che giaceva con la testa staccata davanti ad una panchina del parco.

Lei entrò in casa felice e piena di romantici sospiri, e quasi senza pensarci pulì la bocca al suo Gennarì, che oltre alla bava gocciolava anche un po' di sangue.
Amorone mio, gli disse, adesso mica sarai geloso di me perché mi sono innamorata ? E soprattutto, mio bel partenopeo, che non ti salti in mente di dare noia al barboncino del mio amore, eh !