mercoledì 15 ottobre 2008

lunedì 13 ottobre 2008

The beauty and the beast


Ebbene si. Era perdutamente innamorato della sua insegnante di Danza Tribale.
Si era iscritto per far piacere ad un’amica a questo corso appassionandosi poi alle danze rituali, ma dopo poco si era reso conto che lei gli era entrata nel sangue.
Non ci aveva fatto molto caso all’inizio, certo bella era bella, ma non era il suo tipo, così aveva pensato la prima volta che l'aveva vista.
Dopo pochi mesi non viveva che per lei.
Non molto alta, con una cascata di capelli castani mossi, il corpo magro, ma con glutei forti e perfetti, le cosce piene poi lo avevano ammaliato.
L’ultimo baluardo di decenza con se stesso era caduto quando si era perso nei suoi occhi: neri, profondi, che emanavano un’energia inquieta e sensuale. Tribale appunto.

Aveva provato di tutto.
La gentilezza, risultata inutile, infranta sugli scogli delle sue risposte taglienti.
Gli sguardi fiammeggianti, spenti dall’onda della sua indifferenza.
Le proposte velate di lussuria evaporate al sole dell’ironia di lei.
Ella lo aveva stregato, ma lo ignorava.
Eppure lui era un bell'uomo, abbastanza ricco e anche colto, ma pareva trasparente in sua presenza.

Un giorno mentre lei stava parlando con altre donne alla fine della lezione le aveva sentito dire: “Voglio un uomo con le palle”.
Lui si era domandato se fosse un maschio di tal carattere. La voce diabolica del suo Io pusillanime gli era rimbombata nel cervello: “Se te lo domandi vuol dire che non lo sei”.
Proprio quella sera giunto poi a casa si era autoerotizzato per tre volte di seguito. Solo lo sfinimento lo esorcizzava dal pensiero del suo amore.

Capitò poi inaspettatamente, come sempre accadono le rivelazioni illuminanti.

La lezione era finita e si era attardato più del solito per una lunga doccia. Uscito dallo spogliatoio la scuola era ormai deserta.
Si avviò docile verso l’uscita, ma il suo udito fu richiamato da uno strano rumore incalzante come di colpi sul legno. Curioso seguì questa traccia sonora fino al camerino della sua insegnante, il cuore in gola, le orecchie gli ronzavano dall’emozione, ma doveva vedere, capire.
La porta era appena accostata, e lui la spinse appena per poter scorgere all’interno.
Così vide.

Un grosso culo peloso che si muoveva spasmodico. Non capiva ancora.
Apri un po’ di più ed ecco che la scorse. Le gambe aperte, le mani avvinghiate ai fianchi grassi dell'uomo, il viso trasformato dal piacere. Era seduta su un tavolo di legno usato per il trucco. Le luci accese degli spot intorno allo specchio sul ripiano le facevano corona , sembrava una Madonna blasfema.
Il chiarore della stanza era spietato.
Lo stupore giunse all’acme, quando vide che a cavalcarla così era l’uomo delle pulizie.
Un ritardato mentale che si occupava di sistemare le stanze e pulire i cessi. Lo aveva notato distrattamente qualche volta, aveva il volto coperto da una folta barba da cavernicolo, il corpo tozzo, grasso e basso. Si muoveva con un passo dondolante da orso. Di solito puzzava di sudore e lasciava dietro di se una scia persistente. Allo sguardo vacuo del microcefalo non facevano seguito che versi gotturali.

Ed ora, quel essere infimo, quel subumano era dentro la sua Dea e stava godendo con inconsapevole lussuria l’oggetto dei suoi desideri. Un essere volgare che possedeva con brutalità quella Venere che danzava come un angelo.
Giunse infine al climax, il “bestione”, emettendo a bocca storta un grugnito soddisfatto. Il viso di lui senza la minima intelligenza deturpato, se mai possibile, da quella smorfia di godimento. Lei invece gli era avvinghiata con le bellissime gambe divaricate, gli occhi chiusi e il viso radioso. Anche in quel momento non poteva fare a meno di desiderarla.
Mentre "l'essere" si tirava su i pantaloni della tuta di lavoro vide ancora e credette di capire.
Il "mostro" aveva un membro molto grosso, ma la cosa veramente incredibile erano i testicoli: come due arance Tarocco di Sicilia.
L'animale rinfoderò soddisfatto il tutto nelle braghe e si diresse senza una parola verso il secchio e lo spazzolone.

Ora non c'era più nulla da vedere ne da capire.
Tornato a casa ingoiò tutta la confezione di barbiturici e si mise nella vasca da bagno piena di acqua bollente. Incise le vene dei polsi e attese. L’immagine di lei si dissolse lentamente dalla sua mente…finalmente libero, e fu l'ultima cosa che pensò.

domenica 12 ottobre 2008

Mal di pancia

Il giovane manager giapponese Sushito Nakagata, che in italiano significa lanaturaèstatadimoltostronzinaconme aveva avuto dei forti disturbi di pancia, che gli avevano fatto passare una notte insonne, e gran parte di essa sulla tazza del water.

Il giorno dopo, tornando a casa, esausto dalla giornata lavorativa e dagli strizzoni, disse alla sua fidanzata geisha Pur-io Sonokagata (accidentallamimammachemmaffattacosìcozza):

- Tesoro mio, fior di loto del mio ruscello, ponte sulle acque limacciose della vita, Kimono dai mille colori, mi faresti delle mele cotte, al fine di dare sollievo a questo intestino che produce ed estrude escrementi veloci come la migrazione degli uccelli in autunno, come il cadere delle foglie dagli alberi durante una giornata di vento ?

Pur-io, che aveva perso degli interessanti 3x2 a Ginza e pure l'ombrello nella metropolitana, rispose con tono dolce, e chinando il capo:

- Certo, tempio scintoista del mio amore, pallina vincente del mio pachinko, il tuo amore avvolge il mio cuore come l'alga nori il riso del sushi, certo mio amore, arrivo.....

Con un rapidissimo gesto si girò, staccò dal muro un' enorme Katana e con un taglio netto gli staccò tutte e due le natiche, che gettò nel caminetto acceso, grondanti di sangue.

Si allontanò nella notte urlando: almeno quelle scarpe di Prada quella brutta troia me le poteva lasciare !

Autunno

Non si stava male seduti in riva al fiume, il sole autunnale scaldava piacevolmente le spalle e l'acqua scorreva lenta, passò nuotando un cavallo, poi un'altro e un altro ancora, non credeva ai suoi occhi.
La mente febbrilmente cercava significati, poi l'illuminazione: " Ce ne sarà un nido a monte" pensò e sorrise.

sabato 11 ottobre 2008

Il pozzo e il pendolo (storia di paura)


Lei era spanata, lui con problemi erettili.

giovedì 9 ottobre 2008

Premio premio

Premio D eci e lode
Siamo stati premiati!

Ezechiele 25.17

Pareva impossibile eppure erano li davanti a lui.
Erano due esattori adetti alla riscossione del debito non pagato per quella Bibbia rilegata.
Due tipi anonimi vestiti di scuro.
"Fanculo"- pensò- "non pagherò per quella schifezza ordinata online".
Poi uno di loro (quello nero) parlò:
"Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perchè egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te."
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Proprio allora capì che non si può fregare il Grande Capo e allungò una mano in segno di resa, ma...
"BAM, BAM, BAM", il mondo si spense per sempre.
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