“ Cum l’è negher l’fiulin! Bronzato?”
“L’è propi negher, l’uma catà in Africa, fiol de brava gente, el so papa’ l’fa l’giustaombreli”
“Bel mestè…ma…l’piov in Africa?”
“ Mai”
giovedì 23 luglio 2009
Il caso insoluto, ovvero lo sfogone estivo.

Mi pare, e qualche volta mi sembra proprio vero che ciò che si vive abbia un perimetro definito.
Come su un palcoscenico. Oppure in una stanza, forse in una gabbia da dove, una volta che se ne è esplorati i limiti che la definiscono non se ne possa uscire.
Le parole dette, i sentimenti provati, le sensazioni, oltre un certo punto non sono più nuove.
Come su un palcoscenico. Oppure in una stanza, forse in una gabbia da dove, una volta che se ne è esplorati i limiti che la definiscono non se ne possa uscire.
Le parole dette, i sentimenti provati, le sensazioni, oltre un certo punto non sono più nuove.
Si ripetono nella sostanza e solo apparentemente appaiano attimi diversi solo perché siamo molto distratti.
Con licenza poetica direi che le emozioni sono una vecchia baldracca che non diventa più giovane perché si cambia il vestito ed il rossetto.
Con licenza poetica direi che le emozioni sono una vecchia baldracca che non diventa più giovane perché si cambia il vestito ed il rossetto.
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Nella realtà dell’essere la voce del cuore è sempre uguale a se stessa.
E’ come nei telefilm di Derrick, il commissario tedesco, dove le diverse puntate sono interpretate dagli stessi attori.
In una puntata magari uno interpreta il colpevole e in quella dopo la vittima, anzi direi che nella realtà è ha volte il contrario e se possibile ancora peggio.
Gli attori cambiano, ma il copione è lo stesso.
E’ qualche cosa di terribile anche solo pensarlo, ma non ci posso fare niente: è così.
Lavorare, parlare, baciare, incazzarsi, ubriacarsi, scopare, alla fine è sempre la solita storia.
Anche i traumi della vita che ci capitano addosso, oltre a un certo grado non arrivano mai.
Il dolore oltre una certa soglia non può andare, anche il suo potere ha un limite.
Così tutto si svolge nell’ambito del già visto, in sottofondo c’è sempre lo stesso sapore, lo stesso odore come in una cucina dove il sentore stantio delle stoviglie e degli stracci bagnati soverchiano il gusto di qualunque pietanza.
E’ così solo per me? E’ così per tutti? Fa troppo male ammetterlo ed allora è meglio raccontarsela? Mi viene da domandarmelo, anche se la risposta è nascosta sotto il pelo dell’acqua come un caimano pronto a mordere, basta aver il coraggio di smuovere la superficie e non aver paura.
Quanto possiamo contenere? Quanto, mi domando ancora, possiamo “realmente” sperimentare?
Cercando di guardare onestamente in me stesso mi devo rispondere con una constatazione nichilista, cinica sicuramente senza speranza.
Sono sempre lo stesso. Sono sempre uguale nella sostanza. Mi sento identico al bambino che ero a tre anni, nell’adolescente scapestrato dei sedici anni, nell’uomo maturo dei quaranta e sarò lo stesso per il vecchio che fa capolino dallo specchio e che arriverà, anzi è già qui nascosto sotto la pelle. Aspetta solo il suo turno per affiorare alla realtà.
Non mi sono mosso di un passo. Ho sognato di viaggiare, ma sono sempre stato nel mio letto.
Ieri mi sono improvvisamente visto nello specchio. Sapete come capita.
A questa immagine riflessa ho posto una domanda terribile: “Chi sei?”.
Ma questa figura non ha avuto cuore di rispondermi, allora ho cominciato a radermi.
La schiuma bianca sulle gote, la lama che creava man mano una piccola strada rosa fra questo paesaggio imbiancato.
La mia attenzione è stata rapita in questo gesto. Il rumore dell’acqua mentre ripulivo il rasoio per poi riprendere a disegnare un altro sentiero sulla mia faccia.
Ero come ipnotizzato dai cerchi dell’acqua nel lavandino.
E mentre mi facevo la barba, il mio stesso fare mi allontanava da questa inquietudine, da questo enorme interrogativo, da questo abisso senza fondo che provavo nel guardare dentro di me.
Ecco! Ho pensato, muovendoci nel mondo, credendo di “fare” ci distraiamo da noi stessi, ci consoliamo come bambini spaventati dal buio che cercano la mamma e nella sua carezza trovano la pace illusoria di essere al sicuro. Al sicuro? Non c’è nulla di sicuro, questa è la spietata verità…Nulla.
Dentro questo nulla, nulla cambia e forse è l’unica sicurezza.
Osservo come se appartenesse ad altro la vita che scorre in me e trascorre fra le cose che accadono senza essere mai veramente determinate.
Uno muore, l’altro nasce. Una donna mi bacia, poi non mi bacerà più. Se né forse è andata? E’ mai stata “veramente” qui?
Oggi amo e domani proverò solo indifferenza. Allora non ho mai amato? Non ho mai veramente toccato, ma tutto mi è scivolato addosso come pioggia sui tetti la notte?
Cosa mai di originale è scaturito in me? Libero dai condizionamenti, dal sentito dire, dalla memoria.
Ho calpestato la polvere sul proscenio dell’esistenza e penso che un giorno quella polvere sollevata ricadrà esattamene da dove è venuta e io con lei. Credo forse, perché sollevo una piccola nuvola, di vivere?
L’oblio silenzioso e senza traccia alcuna è lì che aspetta da vincitore e ride delle mie considerazioni.
Il mondo può fare a meno di me, ma io di lui non posso.
Gli appartengo ed è solo vanità e follia credere che è lui che appartiene a me.
Ho guardato allora fuori dalla finestra e ho visto il vento che arrivava da lontano, spostava i rami degli alberi per poi rimetterli al loro posto con cura…Ed era già passato un momento.
Nella realtà dell’essere la voce del cuore è sempre uguale a se stessa.
E’ come nei telefilm di Derrick, il commissario tedesco, dove le diverse puntate sono interpretate dagli stessi attori.
In una puntata magari uno interpreta il colpevole e in quella dopo la vittima, anzi direi che nella realtà è ha volte il contrario e se possibile ancora peggio.
Gli attori cambiano, ma il copione è lo stesso.
E’ qualche cosa di terribile anche solo pensarlo, ma non ci posso fare niente: è così.
Lavorare, parlare, baciare, incazzarsi, ubriacarsi, scopare, alla fine è sempre la solita storia.
Anche i traumi della vita che ci capitano addosso, oltre a un certo grado non arrivano mai.
Il dolore oltre una certa soglia non può andare, anche il suo potere ha un limite.
Così tutto si svolge nell’ambito del già visto, in sottofondo c’è sempre lo stesso sapore, lo stesso odore come in una cucina dove il sentore stantio delle stoviglie e degli stracci bagnati soverchiano il gusto di qualunque pietanza.
E’ così solo per me? E’ così per tutti? Fa troppo male ammetterlo ed allora è meglio raccontarsela? Mi viene da domandarmelo, anche se la risposta è nascosta sotto il pelo dell’acqua come un caimano pronto a mordere, basta aver il coraggio di smuovere la superficie e non aver paura.
Quanto possiamo contenere? Quanto, mi domando ancora, possiamo “realmente” sperimentare?
Cercando di guardare onestamente in me stesso mi devo rispondere con una constatazione nichilista, cinica sicuramente senza speranza.
Sono sempre lo stesso. Sono sempre uguale nella sostanza. Mi sento identico al bambino che ero a tre anni, nell’adolescente scapestrato dei sedici anni, nell’uomo maturo dei quaranta e sarò lo stesso per il vecchio che fa capolino dallo specchio e che arriverà, anzi è già qui nascosto sotto la pelle. Aspetta solo il suo turno per affiorare alla realtà.
Non mi sono mosso di un passo. Ho sognato di viaggiare, ma sono sempre stato nel mio letto.
Ieri mi sono improvvisamente visto nello specchio. Sapete come capita.
A questa immagine riflessa ho posto una domanda terribile: “Chi sei?”.
Ma questa figura non ha avuto cuore di rispondermi, allora ho cominciato a radermi.
La schiuma bianca sulle gote, la lama che creava man mano una piccola strada rosa fra questo paesaggio imbiancato.
La mia attenzione è stata rapita in questo gesto. Il rumore dell’acqua mentre ripulivo il rasoio per poi riprendere a disegnare un altro sentiero sulla mia faccia.
Ero come ipnotizzato dai cerchi dell’acqua nel lavandino.
E mentre mi facevo la barba, il mio stesso fare mi allontanava da questa inquietudine, da questo enorme interrogativo, da questo abisso senza fondo che provavo nel guardare dentro di me.
Ecco! Ho pensato, muovendoci nel mondo, credendo di “fare” ci distraiamo da noi stessi, ci consoliamo come bambini spaventati dal buio che cercano la mamma e nella sua carezza trovano la pace illusoria di essere al sicuro. Al sicuro? Non c’è nulla di sicuro, questa è la spietata verità…Nulla.
Dentro questo nulla, nulla cambia e forse è l’unica sicurezza.
Osservo come se appartenesse ad altro la vita che scorre in me e trascorre fra le cose che accadono senza essere mai veramente determinate.
Uno muore, l’altro nasce. Una donna mi bacia, poi non mi bacerà più. Se né forse è andata? E’ mai stata “veramente” qui?
Oggi amo e domani proverò solo indifferenza. Allora non ho mai amato? Non ho mai veramente toccato, ma tutto mi è scivolato addosso come pioggia sui tetti la notte?
Cosa mai di originale è scaturito in me? Libero dai condizionamenti, dal sentito dire, dalla memoria.
Ho calpestato la polvere sul proscenio dell’esistenza e penso che un giorno quella polvere sollevata ricadrà esattamene da dove è venuta e io con lei. Credo forse, perché sollevo una piccola nuvola, di vivere?
L’oblio silenzioso e senza traccia alcuna è lì che aspetta da vincitore e ride delle mie considerazioni.
Il mondo può fare a meno di me, ma io di lui non posso.
Gli appartengo ed è solo vanità e follia credere che è lui che appartiene a me.
Ho guardato allora fuori dalla finestra e ho visto il vento che arrivava da lontano, spostava i rami degli alberi per poi rimetterli al loro posto con cura…Ed era già passato un momento.
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sabato 4 luglio 2009
La combinazione

La vacanza era alle porte, ma da giorni la valigia rigida, da aereo, era nel corridoio, chiusa, serrata, perché Giacomo non ricordava più la combinazione della serratura.
La moglie gli suggerì ogni data possibile; il loro matrimonio, la nascita del figlio, la data della laurea, le prime cifre del loro numero di telefono. Niente, la perfida era sigillata e impenetrabile.
A tutti e due seccava dover affrontare nuovamente una simile spesa, oltretutto la valigia era semi nuova, comprata da Giacomo per un viaggio di lavoro che aveva dovuto fare all'improvviso, e nei giorni successivi si arrabattarono per pensare a quale data si fosse ispirato per creare il magico blocco.
Poi accadde l'imponderabile: la segretaria di Giacomo li invitò alla sua festa di compleanno, insieme ad altri amici e colleghi, ed il giorno dopo Marina, per caso, compose la data del giorno precedente sulla serratura: e come un novello sesamo quella si aprì.
Per le vacanze dovettero comunque comprare un'altra valigia, perché la finalmente dissigillata fu fracassata sulla testa di Giacomo molto prima che lui confessasse che sì, il viaggio di lavoro era in realtà stato una fuga a Venezia con la segretaria.
Morale: la combinazione fu ritrovata per combinazione.
La moglie gli suggerì ogni data possibile; il loro matrimonio, la nascita del figlio, la data della laurea, le prime cifre del loro numero di telefono. Niente, la perfida era sigillata e impenetrabile.
A tutti e due seccava dover affrontare nuovamente una simile spesa, oltretutto la valigia era semi nuova, comprata da Giacomo per un viaggio di lavoro che aveva dovuto fare all'improvviso, e nei giorni successivi si arrabattarono per pensare a quale data si fosse ispirato per creare il magico blocco.
Poi accadde l'imponderabile: la segretaria di Giacomo li invitò alla sua festa di compleanno, insieme ad altri amici e colleghi, ed il giorno dopo Marina, per caso, compose la data del giorno precedente sulla serratura: e come un novello sesamo quella si aprì.
Per le vacanze dovettero comunque comprare un'altra valigia, perché la finalmente dissigillata fu fracassata sulla testa di Giacomo molto prima che lui confessasse che sì, il viaggio di lavoro era in realtà stato una fuga a Venezia con la segretaria.
Morale: la combinazione fu ritrovata per combinazione.
lunedì 22 giugno 2009
La venticinquesima ora

Vivere è distillare dalla Vita la parte migliore, come un profumo che è fatto di essenze mescolate per crearne la fragranza.
Percezioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, intuizioni, come un buongustaio, da ogni frammento trarne un prezioso boccone.
Per chi vede il mondo dei fenomeni esiste un inizio e una fine, chi vede la realtà invece sa che non vi è inizio né fine.
Dispiacersi dell'ultima ora di vita è dispiacersi di tutta la propria vita.
Lei si approssima sempre veloce. E' quel fatidico ultimo giorno che arriva sempre presto.
Immaginando di avere a disposizione pochi minuti di vita, forse un’ora appena mi ritrovo a spronarmi per godere di più, osare di più.
Come affronterò il giudizio più spietato: quello di me stesso?
Come avrei potuto, mi domando ancora, provar piacere e assaporare di più ogni istante?
Provaci ora! Mi risponde il cuore.
Preparandomi alla morte imparo a vivere e se perfino la sabbia con il tempo diventa polvere, non è proprio il caso di badare alle convenzioni e alla reputazione. Resterà così poco di quanto trascorso.
Morire per “sempre” a questo mondo è un onore che va guadagnato.
Percezioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, intuizioni, come un buongustaio, da ogni frammento trarne un prezioso boccone.
Per chi vede il mondo dei fenomeni esiste un inizio e una fine, chi vede la realtà invece sa che non vi è inizio né fine.
Dispiacersi dell'ultima ora di vita è dispiacersi di tutta la propria vita.
Lei si approssima sempre veloce. E' quel fatidico ultimo giorno che arriva sempre presto.
Immaginando di avere a disposizione pochi minuti di vita, forse un’ora appena mi ritrovo a spronarmi per godere di più, osare di più.
Come affronterò il giudizio più spietato: quello di me stesso?
Come avrei potuto, mi domando ancora, provar piacere e assaporare di più ogni istante?
Provaci ora! Mi risponde il cuore.
Preparandomi alla morte imparo a vivere e se perfino la sabbia con il tempo diventa polvere, non è proprio il caso di badare alle convenzioni e alla reputazione. Resterà così poco di quanto trascorso.
Morire per “sempre” a questo mondo è un onore che va guadagnato.
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La vita non è mai gratuita e si paga con la moneta del tempo.
La vita non è mai gratuita e si paga con la moneta del tempo.
Tempo che ci è stato regalato, ma quanta valuta abbiamo ancora nelle tasche non ci è dato di saperlo.
Non voglio più spendere è il momento di cominciare a guadagnare, e realizzare così in quel giorno, forse in quella ora una morte perfetta.
Non voglio più spendere è il momento di cominciare a guadagnare, e realizzare così in quel giorno, forse in quella ora una morte perfetta.
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Creo per me la venticinquesima ora: ogni giorno.
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Creo per me la venticinquesima ora: ogni giorno.
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giovedì 18 giugno 2009
Incontri
Aspirante parlamentare, o eventualmente conduttrice di programma di punta su un canale a caso, riceve utilizzatori finali dalle 10 alle 19.
Via Napo Torriani - Citofonare Samantha.
Via Napo Torriani - Citofonare Samantha.
lunedì 15 giugno 2009
Ma è amore ?
La vide scendere dallo scooter. La gonna aderente le fasciava i fianchi, due gambe lunghe e perfette erano fra i suoi punti di fascino.
Il cuore gli balzò in gola. Lei si tolse il casco e scosse i lunghi capelli biondi, e quasi lo abbagliarono.
E il suo cuore nuovamente ebbe un balzo.
Lei si tolse gli occhiali; due fanali azzurri lo colpirono e lo folgorarono. E il suo cuore si fermò.
Mentre era sull'ambulanza che lo portava in ospedale si tolse faticosamente la maschera dell'ossigeno e disse all'infermiere del 118: meno male che è un infarto, temevo di essermi innamorato, e allora sarebbe stato peggio, ma molto peggio.
Il cuore gli balzò in gola. Lei si tolse il casco e scosse i lunghi capelli biondi, e quasi lo abbagliarono.
E il suo cuore nuovamente ebbe un balzo.
Lei si tolse gli occhiali; due fanali azzurri lo colpirono e lo folgorarono. E il suo cuore si fermò.
Mentre era sull'ambulanza che lo portava in ospedale si tolse faticosamente la maschera dell'ossigeno e disse all'infermiere del 118: meno male che è un infarto, temevo di essermi innamorato, e allora sarebbe stato peggio, ma molto peggio.
giovedì 11 giugno 2009
Agenzia ANSIA
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Ieri uno squilibrato ha cercato inutilmente di assalire il noto rapper -Muamar- in arrivo a Ciampino per il suo European Terrorist Tour.
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Il sociopatico sfruttando una certa somiglianza con un noto uomo politico e camuffandosi grazie ad una folta parrucca è riuscito ad avvicinarsi all'artista.
E' stato però fermato dal temibile servizio d'ordine (tutto femminile), il famoso Amazon Security Team, pochi attimi prima di compiere il suo gesto scellerato.
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Pare inoltre che durante le fasi concitate dell'arresto, il malato di mente abbia detto, riferendosi ai modi draconiani del servizio d'ordine: "Ostrega! Ma queste menano! Però che belle zinnone nere c'hanno! Altro che Noemi".
Parole criptiche e di sapore oscuro che sono ora al vaglio degli inquirenti.
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La Rock Star straniera è rimasta comunqe illesa, ma ha preteso un risarcimento di 20 miliardi di euri dallo Stato Italiano che verrano puntalmente versate in comode rate annuali dai contribuenti.
I concerti si svolgeranno regolarmente secondo le date stabilite, presso i più noti teatri tenda (beduina).
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Nella foto: l'attentatore (di spalle) nei momenti che precedono la tragedia appena sfiorata.
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