Pedestremente copiato da Wikipedia ecco alcune curiosità a proposito della Capodanno nel mondo; Da cui si evince che con opportune conversioni di fede, volendo, si può festeggiare tutto l'anno.
Secondo il calendario cinese il Capodanno (o Festa di Primavera) si festeggia il giorno della seconda luna piena dopo il solstizio d'inverno boreale (21 dicembre), che cade in un periodo variabile tra il 21 gennaio ed il 21 febbraio. Quest'anno (2008) è caduto il 7 febbraio.
Il Capodanno vietnamita, il Tết Nguyên Đán, si festeggia in concomitanza a quello cinese.
Il Capodanno islamico si festeggia il primo giorno del mese di Muharram e può corrispondere a qualsiasi periodo dell'anno gregoriano, in quanto l'anno lunare impiegato nel calendario islamico è circa 11 giorni più breve dell'anno solare del calendario gregoriano, cosicché una data islamica si "sposta" indietro, rispetto al calendario gregoriano, di circa un mese ogni tre anni. Nel corso dell'anno gregoriano 2008 cascano due diversi Capodanni islamici: quello dell'anno 1429 dell'Egira (corrispondente al 10 gennaio 2008) e quello dell'anno 1430 dell'Egira (corrispondente al 28 dicembre 2008).
Losar, il capodanno tibetano, cade tra gennaio e marzo.
In Iran il Norouz coincide con l'equinozio primaverile (21 marzo). Anche il Naw-Ruz della fede bahá'í condivide lo stesso giorno.
La festa telegu (Ugadi) si colloca tra i mesi di marzo ed aprile.
In Thailandia, Cambogia, Birmania e Bengal, il capodanno solare detto Songran è invece compreso tra il 13 aprile ed il 15 dello stesso mese, in occasione del cambiamento di posizione del sole nell'anello dello zodiaco.
La festa mapuche si chiama invece We Tripantu ed ha luogo il 24 giugno. La data coincide con il Capodanno inca (Inti Raymi).
Il Rosh haShana, il Capodanno ebraico, occorre generalmente nel mese di settembre.
Enkutatash è il Capodanno etiopico, in data 11 settembre.
L'anno nuovo indù si festeggia due giorni prima il Diwali, cioè a metà novembre.
mercoledì 3 dicembre 2008
lunedì 1 dicembre 2008
Oriente
Selima stava ricamando a punto mezzaluna quando:" Selima, cammella della mia oasi, potresti farmi un narghilè" disse Aziz.
" Cià tira fora il dattero" rispose lei frettolosa, aveva nostalgia della Lombardia.
" Cià tira fora il dattero" rispose lei frettolosa, aveva nostalgia della Lombardia.
Sfogo di Natale
Durante un mio viaggio in Islanda, alcuni anni or sono, ho avuto l’occasione di fare amicizia con un uomo di una certa età, molto simpatico e laborioso.
Inaspettatamente nell’approssimarsi delle feste natalizie ho ricevuto una sua lettera molto toccante. Di seguito vi riporto ciò che mi ha scritto.
Caro Visir,
Quando muore il bambino che è dentro di noi è il momento che cominciamo ad invecchiare.
Negli ultimi tempi nella mia vita si è insinuato come ospite ingombrante e molesto, ma soprattutto non invitato, la depressione, almeno credo si possa definire così.
Una sensazione nera e pesante di tristezza infinita che mi aggredisce improvvisamente, specialmente la sera dopo il lavoro, quando rientro a casa.
Sono lì, bello come il sole, che guido la mia auto nel traffico della città, illuminata e frettolosa, nella lontana nord Europa, con il mio bel vestitino alla moda, il portafoglio di Gucci in tasca con dentro un bel carico di euro (non sono ricco ma lavoro molto, specie sotto le feste, e quindi guadagno di conseguenza); Ebbene dicevo, mi muovo in questa auto silenziosa in mezzo al frastuono della metropoli ed ecco... Sgomento mi sembra che tutto si sgretoli davanti ai miei occhi che si velano di tristezza.
Inaspettatamente nell’approssimarsi delle feste natalizie ho ricevuto una sua lettera molto toccante. Di seguito vi riporto ciò che mi ha scritto.
Caro Visir,
Quando muore il bambino che è dentro di noi è il momento che cominciamo ad invecchiare.
Negli ultimi tempi nella mia vita si è insinuato come ospite ingombrante e molesto, ma soprattutto non invitato, la depressione, almeno credo si possa definire così.
Una sensazione nera e pesante di tristezza infinita che mi aggredisce improvvisamente, specialmente la sera dopo il lavoro, quando rientro a casa.
Sono lì, bello come il sole, che guido la mia auto nel traffico della città, illuminata e frettolosa, nella lontana nord Europa, con il mio bel vestitino alla moda, il portafoglio di Gucci in tasca con dentro un bel carico di euro (non sono ricco ma lavoro molto, specie sotto le feste, e quindi guadagno di conseguenza); Ebbene dicevo, mi muovo in questa auto silenziosa in mezzo al frastuono della metropoli ed ecco... Sgomento mi sembra che tutto si sgretoli davanti ai miei occhi che si velano di tristezza.
Una sorta di affresco che si scioglie via dalla parete rivelando un’informe macchia grigia… Il mostro.
Minchia!
Le ho provate di tutte, tutte parimenti sbagliate.
Ho iniziato una cura a base di cocktail al pub e nei locali alla moda con gli amici, alla fine, tornato a casa, ho rimediato solo uno specchietto retrovisore rotto (guidare ubriaco non è facile) e uno spavento che mi ha ridotto il culo a spillo, ad ogni luce blu incontrata sul tragitto verso casa.
Al solo pensiero di un controllo di etilometro della polizia, mi viene da pensare a cosa avrei inventato...Dalle mie parti come sai sono abbastanza conosciuto.
Comunque fino ad ora l’ho sfangata, ma l’ho pagata al risveglio il giorno dopo, con un fegato mezzo distrutto e un mal di testa pulsante come un sonar di un sottomarino russo.
Dopo una settimana di questa vita ero uno straccio anzi un “mocio Vileda”.
A parte la patente che i “signori tutori dell’ordine” mi avrebbero giustamente bruciato davanti agli occhi al solo risultato del test dell’alcol, non ho trovato conveniente pagare trenta minuti di spensieratezza con 15 ore di malessere generale che mi hanno ridotto ad un’ameba, quindi ho mollato l’alcol.
Le sigarette le ho mollate da un po’, sono dunque sulla strada della beatificazione?
Purtroppo no, o meglio, per fortuna no.
Scartata a piè pari questa soluzione alcolica, ho deciso di affrontare “il male oscuro” con un antidepressivo illegale di origine sudamericana che, con parsimoniosa somministrazione, mi sembra aiutare il mio spirito fiacco e mi fa passare la sera alla meno peggio.
Non esagero perché altrimenti non dormo più, diciamo lo, o la uso “cum grano salis”.
Tu ci credi, Visir? Io No.
Inutile dirti che anche se ho smesso di fumare e di bere, la mia faccia non migliora con simili stravizi ed ho il sospetto (ahimè più che un sospetto una prova certa) che anche il mio sistema nervoso abbia solo un momentaneo e apparente ritorno alla giocosità.
Subito dopo mi vedo ripiombare nel pozzo artesiano della mia sconfinata “depression”, come amabilmente mi piace chiamarla, un po’ all’inglese che così mi sembra meno schifa.
Quindi stò sempre peggio e in più sono anche nervoso (prima almeno ero solo depresso), quindi incazzato e tristo, che coppia!
Ecco che calo l’asso di bastoni, vedo se riesco a vincere se non la partita almeno la mano.
Allora provo con il sesso così, amico caro, mi sono messo d’impegno a sedurre. Dicono che gli uomini con i capelli bianchi abbiano fascino: speriamo!
Alla fine ne trovo una che mi piace, con cui sto bene assieme, con cui rido e scherzo (urca! Penso c’è l’ho fatta) niente, torno a casa e sono più triste di prima. Giunto il momento, finalmente, della copula agognata non mi funziona Exalibur: la spada resta nella roccia invece che nella gnocca.
Io che sono stato sempre un bestione…niente. Sembro il titolo di un film di fantascienza: “La zona morta”.
Una Caporetto, ragazzo mio, manco la bandiera resta alta.
Affondo con il Titanic? Mi butto su una scialuppa? Imparo a nuotare nelle acque gelide? Faccio come Hemingway mi sparo?
Il ventaglio di possibilità si apre rapido come maneggiato da una geisha.
Mi interrogo giustamente sulla normalità, sono normale?
Già…la normalità, “l’irreprensibile” normalità!
Normalmente alti, normalmente vestiti bene, normalmente felici, normalmente morti…che significa normalità? Domandarselo è già un chiaro indizio di non esserlo.
L’uomo normale non si domanda: è così, di “default” (sempre citando gli Anglosassoni).
Allora io che sono?
Un gnappo bastardo? Anzi un Babbo Bastardo, perché arriva la neve (cazzo la neve), che mi anticipa che sta per giungere alfine il Santo Natale, è il tempo che inizi i preparativi per il mio viaggio.
Ecco che a giorni arriverà il momento del mio massimo impegno lavorativo, dovrò fare le solite consegne, con quel vestito ridicolo tutto rosso che mi tocca indossare per contratto, con quegli orribili risvolti di pelliccia bianca, ma oggi, per oggi ancora, posso andare in giro vestito da “persona normale”.
Sornione, guardo le case degli uomini illuminate sotto la neve (ancora quella, ma è un’ossessione!) e sospiro (inalo?), penso che fra poco mi toccherà cominciare il mio giro.
Quest’anno però: “revolution”, sarò un Babbo Bastardo, te l'ho già detto? Mi pare di si.
Non porterò doni quest’anno, ma ne toglierò, eh si! Toglierò via ogni cosa: oggetti, pensieri, illusioni, soprattutto da me stesso e solo allora, forse, il bambino che è in me vivrà ancora una notte di stelle… Magari una sola, ma piena di antica magia.
Auguri a te e a tutti,
S. Klaus
P.S. Ti allego foto recente.
Minchia!
Le ho provate di tutte, tutte parimenti sbagliate.
Ho iniziato una cura a base di cocktail al pub e nei locali alla moda con gli amici, alla fine, tornato a casa, ho rimediato solo uno specchietto retrovisore rotto (guidare ubriaco non è facile) e uno spavento che mi ha ridotto il culo a spillo, ad ogni luce blu incontrata sul tragitto verso casa.
Al solo pensiero di un controllo di etilometro della polizia, mi viene da pensare a cosa avrei inventato...Dalle mie parti come sai sono abbastanza conosciuto.
Comunque fino ad ora l’ho sfangata, ma l’ho pagata al risveglio il giorno dopo, con un fegato mezzo distrutto e un mal di testa pulsante come un sonar di un sottomarino russo.
Dopo una settimana di questa vita ero uno straccio anzi un “mocio Vileda”.
A parte la patente che i “signori tutori dell’ordine” mi avrebbero giustamente bruciato davanti agli occhi al solo risultato del test dell’alcol, non ho trovato conveniente pagare trenta minuti di spensieratezza con 15 ore di malessere generale che mi hanno ridotto ad un’ameba, quindi ho mollato l’alcol.
Le sigarette le ho mollate da un po’, sono dunque sulla strada della beatificazione?
Purtroppo no, o meglio, per fortuna no.
Scartata a piè pari questa soluzione alcolica, ho deciso di affrontare “il male oscuro” con un antidepressivo illegale di origine sudamericana che, con parsimoniosa somministrazione, mi sembra aiutare il mio spirito fiacco e mi fa passare la sera alla meno peggio.
Non esagero perché altrimenti non dormo più, diciamo lo, o la uso “cum grano salis”.
Tu ci credi, Visir? Io No.
Inutile dirti che anche se ho smesso di fumare e di bere, la mia faccia non migliora con simili stravizi ed ho il sospetto (ahimè più che un sospetto una prova certa) che anche il mio sistema nervoso abbia solo un momentaneo e apparente ritorno alla giocosità.
Subito dopo mi vedo ripiombare nel pozzo artesiano della mia sconfinata “depression”, come amabilmente mi piace chiamarla, un po’ all’inglese che così mi sembra meno schifa.
Quindi stò sempre peggio e in più sono anche nervoso (prima almeno ero solo depresso), quindi incazzato e tristo, che coppia!
Ecco che calo l’asso di bastoni, vedo se riesco a vincere se non la partita almeno la mano.
Allora provo con il sesso così, amico caro, mi sono messo d’impegno a sedurre. Dicono che gli uomini con i capelli bianchi abbiano fascino: speriamo!
Alla fine ne trovo una che mi piace, con cui sto bene assieme, con cui rido e scherzo (urca! Penso c’è l’ho fatta) niente, torno a casa e sono più triste di prima. Giunto il momento, finalmente, della copula agognata non mi funziona Exalibur: la spada resta nella roccia invece che nella gnocca.
Io che sono stato sempre un bestione…niente. Sembro il titolo di un film di fantascienza: “La zona morta”.
Una Caporetto, ragazzo mio, manco la bandiera resta alta.
Affondo con il Titanic? Mi butto su una scialuppa? Imparo a nuotare nelle acque gelide? Faccio come Hemingway mi sparo?
Il ventaglio di possibilità si apre rapido come maneggiato da una geisha.
Mi interrogo giustamente sulla normalità, sono normale?
Già…la normalità, “l’irreprensibile” normalità!
Normalmente alti, normalmente vestiti bene, normalmente felici, normalmente morti…che significa normalità? Domandarselo è già un chiaro indizio di non esserlo.
L’uomo normale non si domanda: è così, di “default” (sempre citando gli Anglosassoni).
Allora io che sono?
Un gnappo bastardo? Anzi un Babbo Bastardo, perché arriva la neve (cazzo la neve), che mi anticipa che sta per giungere alfine il Santo Natale, è il tempo che inizi i preparativi per il mio viaggio.
Ecco che a giorni arriverà il momento del mio massimo impegno lavorativo, dovrò fare le solite consegne, con quel vestito ridicolo tutto rosso che mi tocca indossare per contratto, con quegli orribili risvolti di pelliccia bianca, ma oggi, per oggi ancora, posso andare in giro vestito da “persona normale”.
Sornione, guardo le case degli uomini illuminate sotto la neve (ancora quella, ma è un’ossessione!) e sospiro (inalo?), penso che fra poco mi toccherà cominciare il mio giro.
Quest’anno però: “revolution”, sarò un Babbo Bastardo, te l'ho già detto? Mi pare di si.
Non porterò doni quest’anno, ma ne toglierò, eh si! Toglierò via ogni cosa: oggetti, pensieri, illusioni, soprattutto da me stesso e solo allora, forse, il bambino che è in me vivrà ancora una notte di stelle… Magari una sola, ma piena di antica magia.
Auguri a te e a tutti,
S. Klaus
P.S. Ti allego foto recente.

venerdì 28 novembre 2008
Premio, premio, premio!

Incredibile, appeno evocato ecco che ci è stato consegnato uno dei più ambiziosi premi al mondo: "il pisello d'oro".
L'evento si è "consumato" nella cornice della, sontuosa e raffinata, convention dell'agezia Diva Futura di Riccardo Schicchi (foto ANSA: un velino consegna alla triade maschile di questo blog il premio ex-equo).
Il commento al pubblico del portavoce del terzetto, Haemo Rhoyd, è stato: "Belin, non posso rivelare il segreto del nostro successo con le donne...Posso solo dire che è un grosso segreto".
Le parole di ringraziamento sono state poi coperte da scosci di applausi che hanno innondato la sala come marosi sugli scogli.
giovedì 27 novembre 2008
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