Amami, disse il Bianconiglio inginocchiandosi nell'erbetta verde.
Lei socchiuse gli occhioni e muovendo il nasino rosa, vezzosa, gli disse:
- e io come faccio a sapere che sono davvero una storia seria per te ?
Lui, con mossa rapida estrasse dal panciotto una piccola scatola di velluto blu, all'interno della quale c'era un anello d'oro a 18 carote, con un brillante grande come un cece, o forse era un cece.
Fu un grande amore, allietato dalla nascita di 54.000 coniglietti. Non tutti insieme.
lunedì 5 gennaio 2009
domenica 21 dicembre 2008
Liposuzione
Aveva venduto la macchina, tanto lo scooter le bastava, aveva venduto l'anello del finito fidanzamento, aveva svenduto una serie di inutili aggeggi, ma ce l'aveva fatta, i soldi per la liposuzione era lì, comprensivi di degenza e tutti le possibili aggiunte.
Era stata chiara col chirurgo di grido: aspiri tutta quella maledetta cellulite, mi faccia due coscine come non le avevo nemmeno da ragazzina, mi spiani la pancia come fosse la pianura padana, e so che la mia vita sarà, finalmente felice.
L'intervento fu lungo, ma tutto andò per il meglio. Si vegliò tutta bendata e dolente, ma il personale, professionale fino quasi al ridicolo continuamente controllava che il decorso fosse regolare, ed il luminare della chirurgia estetica passava a trovarla e le diceva che dimostrava, anche così impacchettata, tanti anni e tante taglie di meno.
Arrivò il grande giorno. Si alzò, e piano piano cominciò a togliere le bende, ad occhi chiusi, affinché il suo nuovo corpo le apparisse come una visione.
Le ginocchia erano finalmente magre, poteva tenere le gambe vicine senza la ciccia che l'aveva accompagnata per decenni. Sbendò piano piano, ogni tanto socchiudendo gli occhi quasi per ingannarsi e vedere in anteprima la bellissima donna che era diventata.
Il ventre piatto quasi le fece paura, sembrava un'indossatrice, mai avrebbe creduto che uno specchio potesse rimandarle una simile immagine di perfezione. Era ormai alla fine, tolse le ultime bende e.....ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOO urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOO e si attaccò al campanello della camera.
Due infermieri entrarono di corsa in camera, mentre lei tremando urlava: - le tette, le tette, dove sono le tette ? Eh ? Erano qui, prima di entrare in sala operatoria.
Due pallini rossi, i capezzoli, erano lì al centro di quel torace piatto, a testimoniare, quasi come una boa nel mare, dove si trovava una volta il bel seno della donna.
L'infermiera l'afferrò delicatamente per le spalle e la fece girare.
Due rigonfi sulla schiena le confermarono la terribile ipotesi. In silenzio uscì dalla stanza e chiamò il chirurgo dal telefono dell'infermeria:
- Dottore, glielo avevo detto che quella macchina nuova era troppo potente, le abbiamo risucchiato le tette all'indietro, ora le tocca fare un intervento col silicone a spese nostre, non abbiamo altra scelta, e riattaccò.
Era stata chiara col chirurgo di grido: aspiri tutta quella maledetta cellulite, mi faccia due coscine come non le avevo nemmeno da ragazzina, mi spiani la pancia come fosse la pianura padana, e so che la mia vita sarà, finalmente felice.
L'intervento fu lungo, ma tutto andò per il meglio. Si vegliò tutta bendata e dolente, ma il personale, professionale fino quasi al ridicolo continuamente controllava che il decorso fosse regolare, ed il luminare della chirurgia estetica passava a trovarla e le diceva che dimostrava, anche così impacchettata, tanti anni e tante taglie di meno.
Arrivò il grande giorno. Si alzò, e piano piano cominciò a togliere le bende, ad occhi chiusi, affinché il suo nuovo corpo le apparisse come una visione.
Le ginocchia erano finalmente magre, poteva tenere le gambe vicine senza la ciccia che l'aveva accompagnata per decenni. Sbendò piano piano, ogni tanto socchiudendo gli occhi quasi per ingannarsi e vedere in anteprima la bellissima donna che era diventata.
Il ventre piatto quasi le fece paura, sembrava un'indossatrice, mai avrebbe creduto che uno specchio potesse rimandarle una simile immagine di perfezione. Era ormai alla fine, tolse le ultime bende e.....ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOO urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOO e si attaccò al campanello della camera.
Due infermieri entrarono di corsa in camera, mentre lei tremando urlava: - le tette, le tette, dove sono le tette ? Eh ? Erano qui, prima di entrare in sala operatoria.
Due pallini rossi, i capezzoli, erano lì al centro di quel torace piatto, a testimoniare, quasi come una boa nel mare, dove si trovava una volta il bel seno della donna.
L'infermiera l'afferrò delicatamente per le spalle e la fece girare.
Due rigonfi sulla schiena le confermarono la terribile ipotesi. In silenzio uscì dalla stanza e chiamò il chirurgo dal telefono dell'infermeria:
- Dottore, glielo avevo detto che quella macchina nuova era troppo potente, le abbiamo risucchiato le tette all'indietro, ora le tocca fare un intervento col silicone a spese nostre, non abbiamo altra scelta, e riattaccò.
sabato 20 dicembre 2008
Racconto di Natale
L'angelo, come ogni anno, era stato messo sulla capanna, con l'aureola appesa ad un chiodino piantato sul tetto della capanna.
Reggeva fra le braccia il cartiglio con la scritta "Gloria" ed aveva le ali spiegate.
Ma il suo viso non era sorridente; anzi, era decisamente imbronciato, e come ogni anno i pastori che si avviavano verso la capanna non mancavano di notarlo.
Guardalo, roba da vergognarsi, ha una posizione privilegiata, tutti sanno chi è eppure ha sempre quel viso a mal di corpo.
La vecchina che filava, poco distante, cercando di calmare le acque diceva che forse il poveretto aveva male alle braccia, sempre in quella posizione, sempre con le braccia stese, senza potersi muovere, e lei ne sapeva qualcosa, visto che era di cartapesta e proveniva da un presepe dei nonni dell'attuale proprietaria.
Macché, disse un pastore giovane, di plastica, un po' troppo alto rispetto agli altri personaggi, e che tanto si vantava della pecorella che teneva sulle spalle: lo so io perché è così, io leggo, mi informo, ascolto. Lui è così perché è un interinale, sa già che il 6 gennaio lo licenziano, e per tutto l'anno non troverà di certo nessun altro ingaggio.
No, no, disse il fornaio intento a sfornare panini di gesso da uno scintillante forno illuminato da una lampadina.
la verità, cari miei, è che c'è crisi dappertutto, e con tutto quello che succede gli girano anche a loro.
Il vasaio che attraversava il ponte si girò di scatto, pronto a rispondere e ad intavolare una discussione sul sesso degli angeli, che in quanto privi non potevano avere giramenti, ma poi pensò che era meglio guardare avanti e non perdere la strada, che era ancora lunga e piena di pericoli, specie quando quel diabolico gatto non entrava lì dentro e come prima cosa lo buttava di sotto.
L'angelo ascoltava tutte quelle chiacchiere senza costrutto, e facendo l'indifferente sbatté un po' le ali per sgranchirsele. Il chiodino che lo reggeva cedette e per la seconda volta quella settimana cadde di sotto, proprio sul muso del bue, che compreso nel suo ruolo cominciò ad alitargli addosso, visto che la mangiatoia sarebbe stata messa solo la notte di Natale.
Ci risiamo, disse, e poi dicono che le feste mettono tristezza, devo ancora decidere se preferisco stare 11 mesi in cantina incartato o un mese a farmi raccattare e riappendere, fino alla prossima caduta.
Una lacrima gli scivolò lungo la guancia rosa e cadde sul muschio.
Reggeva fra le braccia il cartiglio con la scritta "Gloria" ed aveva le ali spiegate.
Ma il suo viso non era sorridente; anzi, era decisamente imbronciato, e come ogni anno i pastori che si avviavano verso la capanna non mancavano di notarlo.
Guardalo, roba da vergognarsi, ha una posizione privilegiata, tutti sanno chi è eppure ha sempre quel viso a mal di corpo.
La vecchina che filava, poco distante, cercando di calmare le acque diceva che forse il poveretto aveva male alle braccia, sempre in quella posizione, sempre con le braccia stese, senza potersi muovere, e lei ne sapeva qualcosa, visto che era di cartapesta e proveniva da un presepe dei nonni dell'attuale proprietaria.
Macché, disse un pastore giovane, di plastica, un po' troppo alto rispetto agli altri personaggi, e che tanto si vantava della pecorella che teneva sulle spalle: lo so io perché è così, io leggo, mi informo, ascolto. Lui è così perché è un interinale, sa già che il 6 gennaio lo licenziano, e per tutto l'anno non troverà di certo nessun altro ingaggio.
No, no, disse il fornaio intento a sfornare panini di gesso da uno scintillante forno illuminato da una lampadina.
la verità, cari miei, è che c'è crisi dappertutto, e con tutto quello che succede gli girano anche a loro.
Il vasaio che attraversava il ponte si girò di scatto, pronto a rispondere e ad intavolare una discussione sul sesso degli angeli, che in quanto privi non potevano avere giramenti, ma poi pensò che era meglio guardare avanti e non perdere la strada, che era ancora lunga e piena di pericoli, specie quando quel diabolico gatto non entrava lì dentro e come prima cosa lo buttava di sotto.
L'angelo ascoltava tutte quelle chiacchiere senza costrutto, e facendo l'indifferente sbatté un po' le ali per sgranchirsele. Il chiodino che lo reggeva cedette e per la seconda volta quella settimana cadde di sotto, proprio sul muso del bue, che compreso nel suo ruolo cominciò ad alitargli addosso, visto che la mangiatoia sarebbe stata messa solo la notte di Natale.
Ci risiamo, disse, e poi dicono che le feste mettono tristezza, devo ancora decidere se preferisco stare 11 mesi in cantina incartato o un mese a farmi raccattare e riappendere, fino alla prossima caduta.
Una lacrima gli scivolò lungo la guancia rosa e cadde sul muschio.
giovedì 11 dicembre 2008
Vacanze
Durante le sue vacanze ad Anguilla conobbe un'indigena, fu colpo di fulmine ma al primo abbraccio lei schizzò via.
giovedì 4 dicembre 2008
Istantanee in bianco e nero
Il bar all'angolo era solo un pò pieno di gente.
Mentre bevevo il mio solito caffè vidi la vecchina vicino al banco.
Poi lei si girò e "attaccò bottone" con un paio di avventori che frettolosi aspettavano di uscire.
Il commento del signore alla mie spalle che stava parlando con un suo amico mi arrrivò nitido alle orecchie.
"Trentanni fa era ancora una bella donna, frequentava il bar dall'altra parte delle piazza, si dice che dopo la morte del marito, facesse la vita".
La guardai con attenzione dopo questa scabrosa rivelazione.
Casualmente ci trovammo in fila alla cassa.
Era piccola, come se gli anni vissuti l'avessero consumata, i capelli tinti di nero e cotonati insieme alle unghie smaltate di rosso erano le utime sue maschere contro il tempo.
"Pago un caffè d'orzo e una brioches", disse con quel vocino.
Non so perchè, ma mi si strinse il cuore.
Per un attimo setii la solitudine che solo chi ha vissuto molto sa sopportare.
Questo pensiero mi graffiò l'anima, e un velo di tristezza appannò i miei occhi.
Per un attimo mi parve di aver portato il suo peso.
Uscii, l'aria era fredda nella sera "incombembente".
Vidi le luminarie e pensai: "Fra poco è Natale".
Allungai il passo come per fuggire da ciò che avevo solo intravisto.
Mentre bevevo il mio solito caffè vidi la vecchina vicino al banco.
Poi lei si girò e "attaccò bottone" con un paio di avventori che frettolosi aspettavano di uscire.
Il commento del signore alla mie spalle che stava parlando con un suo amico mi arrrivò nitido alle orecchie.
"Trentanni fa era ancora una bella donna, frequentava il bar dall'altra parte delle piazza, si dice che dopo la morte del marito, facesse la vita".
La guardai con attenzione dopo questa scabrosa rivelazione.
Casualmente ci trovammo in fila alla cassa.
Era piccola, come se gli anni vissuti l'avessero consumata, i capelli tinti di nero e cotonati insieme alle unghie smaltate di rosso erano le utime sue maschere contro il tempo.
"Pago un caffè d'orzo e una brioches", disse con quel vocino.
Non so perchè, ma mi si strinse il cuore.
Per un attimo setii la solitudine che solo chi ha vissuto molto sa sopportare.
Questo pensiero mi graffiò l'anima, e un velo di tristezza appannò i miei occhi.
Per un attimo mi parve di aver portato il suo peso.
Uscii, l'aria era fredda nella sera "incombembente".
Vidi le luminarie e pensai: "Fra poco è Natale".
Allungai il passo come per fuggire da ciò che avevo solo intravisto.
Delirix

L’autobus non arrivava. Pareva una giornata in cui il mondo aveva deciso che gli autobus non erano stati ancora inventati.
Faceva anche freddo. Un freddo umido e pungente nello stesso tempo, quello che entra nelle ossa e poi non se va più. Scende fino al cuore, fino alle palle e te le stringe forte, senza amore.
Ero solo. Forse perché era ancora mattina presto, forse perché gli altri semplicemente stavano in casa oppure si erano tutti messi d’accordo di farmi uno scherzo.
Insomma, ero lì.
Improvvisamente mi giro e lo vedo.
Faceva anche freddo. Un freddo umido e pungente nello stesso tempo, quello che entra nelle ossa e poi non se va più. Scende fino al cuore, fino alle palle e te le stringe forte, senza amore.
Ero solo. Forse perché era ancora mattina presto, forse perché gli altri semplicemente stavano in casa oppure si erano tutti messi d’accordo di farmi uno scherzo.
Insomma, ero lì.
Improvvisamente mi giro e lo vedo.
Un coniglio.
C’era un coniglio vicino a me, ma mica un coniglio normale, un coniglio alto quasi due metri, ritto sulle gambe posteriori e dritto come un corazziere.
Il pelo poi: viola flou.
"Strano", penso, "Chissà cosa vuole? "
Poi il coniglio mi guarda, fa un cenno con la testa e mi saluta.
Alzo il mento e ricambio il saluto, sono uno educato...Io.
“Andrà tutto bene”, mi dice con una bella voce allegra.
“Scusa?”, domando.
“Andrà tutto bene, basta che smetti di fumare e andrà tutto bene”, ripete il grosso animale flou.
“Ma io non fumo”, rispondo.
“Appunto”, mi dice convinto.
“Ah! Ecco”, concludo guardando la strada deserta.
Due minuti passano silenziosi, ma l’autobus naturalmente non arriva. Non si vede neanche in fondo alla via, figuriamoci se arriva.
Decido di far conversazione, così, per ingannare il tempo.
"Ingannare il tempo", ma se è lui che inganna noi continuamente.
Ok, ok, fa troppo freddo per una riflessione filosofica, meglio fare due chiacchiere.
Io-Chi sei?
…-“Sono un animale totemico, un Puka”
Io-“Ah! Io invece lavoro alle Poste”
Puka-“Lo so”.
Io-“Davvero?”
Puka-“Certo, ci lavoro anche io”
Io-“Non ti ho mai visto”
Puka-“Perché sono dentro di te, ecco perché”
Io-“Ah! Ecco”.
Trascorrono altri due minuti, dove ogni tanto batto i piedi a terra per scaldarmi e soffio una nuvola di alito sulle mani ghiacciate.
"Strano", penso, "Chissà cosa vuole? "
Poi il coniglio mi guarda, fa un cenno con la testa e mi saluta.
Alzo il mento e ricambio il saluto, sono uno educato...Io.
“Andrà tutto bene”, mi dice con una bella voce allegra.
“Scusa?”, domando.
“Andrà tutto bene, basta che smetti di fumare e andrà tutto bene”, ripete il grosso animale flou.
“Ma io non fumo”, rispondo.
“Appunto”, mi dice convinto.
“Ah! Ecco”, concludo guardando la strada deserta.
Due minuti passano silenziosi, ma l’autobus naturalmente non arriva. Non si vede neanche in fondo alla via, figuriamoci se arriva.
Decido di far conversazione, così, per ingannare il tempo.
"Ingannare il tempo", ma se è lui che inganna noi continuamente.
Ok, ok, fa troppo freddo per una riflessione filosofica, meglio fare due chiacchiere.
Io-Chi sei?
…-“Sono un animale totemico, un Puka”
Io-“Ah! Io invece lavoro alle Poste”
Puka-“Lo so”.
Io-“Davvero?”
Puka-“Certo, ci lavoro anche io”
Io-“Non ti ho mai visto”
Puka-“Perché sono dentro di te, ecco perché”
Io-“Ah! Ecco”.
Trascorrono altri due minuti, dove ogni tanto batto i piedi a terra per scaldarmi e soffio una nuvola di alito sulle mani ghiacciate.
Decido: riprendo la conversazione, tanto dell’autobus neanche l’ombra.
Io-“In che senso dentro di me?”
Puka- “Sono uno dei tuoi sensi di colpa”
Io- “Non capisco?”
Puka- “Neanche io, ecco perché sono uscito a incontrarti”
Io- “Ah! Ecco”.
Comincia a piovere, una pioggia fine, fine, quasi nebulizzata. Ci spostiamo entrambi sotto il balcone vicino alla fermata per ripararci. Il coniglio si accende una sigaretta, poi sbuffa una nuvoletta azzurra che colora questo paesaggio atono.
Puka- “Ne vuoi una?”
Io- “Ma si... Dai”
Puka- “Ti piacciono le Marlboro?”
Io- “Buone”
Io-“In che senso dentro di me?”
Puka- “Sono uno dei tuoi sensi di colpa”
Io- “Non capisco?”
Puka- “Neanche io, ecco perché sono uscito a incontrarti”
Io- “Ah! Ecco”.
Comincia a piovere, una pioggia fine, fine, quasi nebulizzata. Ci spostiamo entrambi sotto il balcone vicino alla fermata per ripararci. Il coniglio si accende una sigaretta, poi sbuffa una nuvoletta azzurra che colora questo paesaggio atono.
Puka- “Ne vuoi una?”
Io- “Ma si... Dai”
Puka- “Ti piacciono le Marlboro?”
Io- “Buone”
Mi accende la "bionda" che aspiro voluttuosamente.
Puka- “Vabbè si è fatta una certa ora, mi sa che vado”
Io- “Ciao”
Puka- “Ci si vede”
Io- “Alla prossima, sai dove trovarmi”
Intanto che fumo lo vedo allontanarsi con quella sua andatura strana, con il codino viola che dondola come un pendolo.
Noto con stupore che ha già smesso di piovere.
Fianalmente, in fondo alla strada arranca l’autobus verso di me.
“Cazzo! Smetto di fumare un altro giorno”, dico a me stesso, mentre salgo e con nostalgia lancio il mozzicone lontano.
“Cazzo! Smetto di fumare un altro giorno”, dico a me stesso, mentre salgo e con nostalgia lancio il mozzicone lontano.
mercoledì 3 dicembre 2008
Angolo (ottuso) culturale
Pedestremente copiato da Wikipedia ecco alcune curiosità a proposito della Capodanno nel mondo; Da cui si evince che con opportune conversioni di fede, volendo, si può festeggiare tutto l'anno.
Secondo il calendario cinese il Capodanno (o Festa di Primavera) si festeggia il giorno della seconda luna piena dopo il solstizio d'inverno boreale (21 dicembre), che cade in un periodo variabile tra il 21 gennaio ed il 21 febbraio. Quest'anno (2008) è caduto il 7 febbraio.
Il Capodanno vietnamita, il Tết Nguyên Đán, si festeggia in concomitanza a quello cinese.
Il Capodanno islamico si festeggia il primo giorno del mese di Muharram e può corrispondere a qualsiasi periodo dell'anno gregoriano, in quanto l'anno lunare impiegato nel calendario islamico è circa 11 giorni più breve dell'anno solare del calendario gregoriano, cosicché una data islamica si "sposta" indietro, rispetto al calendario gregoriano, di circa un mese ogni tre anni. Nel corso dell'anno gregoriano 2008 cascano due diversi Capodanni islamici: quello dell'anno 1429 dell'Egira (corrispondente al 10 gennaio 2008) e quello dell'anno 1430 dell'Egira (corrispondente al 28 dicembre 2008).
Losar, il capodanno tibetano, cade tra gennaio e marzo.
In Iran il Norouz coincide con l'equinozio primaverile (21 marzo). Anche il Naw-Ruz della fede bahá'í condivide lo stesso giorno.
La festa telegu (Ugadi) si colloca tra i mesi di marzo ed aprile.
In Thailandia, Cambogia, Birmania e Bengal, il capodanno solare detto Songran è invece compreso tra il 13 aprile ed il 15 dello stesso mese, in occasione del cambiamento di posizione del sole nell'anello dello zodiaco.
La festa mapuche si chiama invece We Tripantu ed ha luogo il 24 giugno. La data coincide con il Capodanno inca (Inti Raymi).
Il Rosh haShana, il Capodanno ebraico, occorre generalmente nel mese di settembre.
Enkutatash è il Capodanno etiopico, in data 11 settembre.
L'anno nuovo indù si festeggia due giorni prima il Diwali, cioè a metà novembre.
Secondo il calendario cinese il Capodanno (o Festa di Primavera) si festeggia il giorno della seconda luna piena dopo il solstizio d'inverno boreale (21 dicembre), che cade in un periodo variabile tra il 21 gennaio ed il 21 febbraio. Quest'anno (2008) è caduto il 7 febbraio.
Il Capodanno vietnamita, il Tết Nguyên Đán, si festeggia in concomitanza a quello cinese.
Il Capodanno islamico si festeggia il primo giorno del mese di Muharram e può corrispondere a qualsiasi periodo dell'anno gregoriano, in quanto l'anno lunare impiegato nel calendario islamico è circa 11 giorni più breve dell'anno solare del calendario gregoriano, cosicché una data islamica si "sposta" indietro, rispetto al calendario gregoriano, di circa un mese ogni tre anni. Nel corso dell'anno gregoriano 2008 cascano due diversi Capodanni islamici: quello dell'anno 1429 dell'Egira (corrispondente al 10 gennaio 2008) e quello dell'anno 1430 dell'Egira (corrispondente al 28 dicembre 2008).
Losar, il capodanno tibetano, cade tra gennaio e marzo.
In Iran il Norouz coincide con l'equinozio primaverile (21 marzo). Anche il Naw-Ruz della fede bahá'í condivide lo stesso giorno.
La festa telegu (Ugadi) si colloca tra i mesi di marzo ed aprile.
In Thailandia, Cambogia, Birmania e Bengal, il capodanno solare detto Songran è invece compreso tra il 13 aprile ed il 15 dello stesso mese, in occasione del cambiamento di posizione del sole nell'anello dello zodiaco.
La festa mapuche si chiama invece We Tripantu ed ha luogo il 24 giugno. La data coincide con il Capodanno inca (Inti Raymi).
Il Rosh haShana, il Capodanno ebraico, occorre generalmente nel mese di settembre.
Enkutatash è il Capodanno etiopico, in data 11 settembre.
L'anno nuovo indù si festeggia due giorni prima il Diwali, cioè a metà novembre.
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