PORPORINA OSPITE DI HAEMO
Rosina era in ritardo, come al solito. Doveva fare la spesa, ritirare il cappotto di suo marito in lavanderia, e se l'ufficio postale era ancora aperto prendere quella raccomandata; di sicuro un'altra multa, che suo marito non avrebbe mancato di rinfacciarle.
Si lavò le mani, e il troppo sapone che aveva usato le fece scivolare via dal dito la fede nuziale. Il cerchietto d'oro fece un giro nel lavandino, come un ciclista indoor, e saltò fuori.
Lei lo raccolse, ma il sapone che ancora aveva sulle mani glielo fece nuovamente scivolare di mano, e stavolta le cadde nel water.
Cominciò ad agitarsi, a pensare di essere una stupida come suo marito velatamente le diceva di continuo.
Si infilò dei guanti di gomma, e un po' schifata infilò la mano nell'acqua del water, ma nel fare questo appoggiò la mano allo sciacquone, che fece partire la sua gorgogliante cascatella d'acqua e si portò il segno visibile del suo matrimonio come una cacca qualsiasi.
Noooooo, disse scoppiando a piangere, e ora ? Se glielo racconto, quando torna, non la finirà più di rinfacciarmelo, di dirmi che sono una goffa e senza speranza, e si guardò allo specchio, scostando dal viso un ciuffo di capelli, bagnato di lacrime.
Era arrabbiata, delusa di se stessa, disperata per questo ennesimo disastro. Ma le donne, si sa, sono coloro che dall'abisso sanno risorgere, e così fece.
Quando suo marito rientrò a casa gli corse incontro con la mano sinistra tesa verso di lui.
- Cosa noti in questa mano ?
- Che avresti bisogno della manicure, nemmeno una colf le terrebbe così.
- Guarda meglio tesoro bello. Non ho più la fede al dito, come vedi. L'ho persa oggi in un motel, dopo aver fatto sesso selvaggio col mio amante in una vasca idromassaggio piena di essenze profumate. Al momento di scaricare l'acqua, insieme ai resti della nostra passione, si vede che se n'è andata come un residuo qualsiasi. Vado a fare i bagagli, me ne vado con lui.
Lui, solitamente pungente e reattivo ebbe solo la forza di dire: ho bisogno di stare da solo.
Riemerse dallo studio dopo dieci minuti, con gli occhi rossi di pianto, e le disse:
- Rosina, ti amo come non ho mai avuto la forza di dirti, e capisco solo ora quanto ti abbia fatto soffrire la mia freddezza ed il darti per scontata, fino a che non hai incontrato un uomo che capisce quale tesoro prezioso tu sia.
Mettiti il vestito più bello che hai, andiamo a cena in qualche ristorante romantico, ho voglia di corteggiarti e di dimostrati che solo io sono l'uomo per te.
Rosina ciabattò verso la camera, e suo marito non poté vedere il sorriso beffardo che le brillava sul viso.
martedì 9 giugno 2009
lunedì 18 maggio 2009
Peones y Bandoleros

La mia esposa stava al fiume señor... a lavare... un gringo l'aggredì... e la voleva... io ho corso in suo aiuto... avevo il coltello... quello mi guarda con gli occhi spalancati... e muore.
No sabe, nel cadere avrà battuto la testa, io gli ho dato solo qualche coltellata!
Voi gringos siete dei bastardi... volete le nostre donne e se uno vi da' una coltellata vi offendete!
Voi gringos siete dei bastardi... volete le nostre donne e se uno vi da' una coltellata vi offendete!
mercoledì 13 maggio 2009
Tranche de vie
POST DI PORPORINA OSPITE DI HAEMO
Ti amo ancora di più, disse lei, quando cucini per me, ed affondò golosa la forchetta nel risotto alla marinara.
Non so cosa dirti, in effetti quest'anno i gerani non hanno avuto una fioritura bella come l'anno scorso, disse lui, che come tutti gli uomini non aveva ascoltato un cazzo di quello che lei diceva.
Ti amo ancora di più, disse lei, quando cucini per me, ed affondò golosa la forchetta nel risotto alla marinara.
Non so cosa dirti, in effetti quest'anno i gerani non hanno avuto una fioritura bella come l'anno scorso, disse lui, che come tutti gli uomini non aveva ascoltato un cazzo di quello che lei diceva.
Lo medicamento

Brancaleone:-"Ah... la milza!" , dolorante al fianco, dopo il duello .
Teofilatto dei Leonzi: -"No, ivi ci sta lo fegato".
Brancaleone:-"Ah sì? Spesso mi dole".
Teofilatto dei Leonzi:- "Bollitura di cetosella, finocchio... zolfone... malva... tutto insieme... Bere a digiuno!".
Brancaleone:-"Bono remedio?".
Teofilatto dei Leonzi:- "Eh... ti ribolle dentro come sciacquare una botte, poi per lo dietro ti esce uno gran foco... e tu sei guarito!"
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lunedì 11 maggio 2009
Il tatuaggio
PREMESSA IMPORTANTE: QUESTO E' UN RACCONTO SCRITTO DA PORPORINA, CHE NON RIESCE AD ACCEDERE. HAEMO LE HA DATO UNA PROVA D'AMORE PRESTANDOLE IL SUO ACCOUNT. PAGHERO' IN NATURA IN SEPARATA SEDE.
Arvaro (con la R) si era fatto fare, finalmente, il tatuaggio che desiderava da anni. Un po' sotto l'ombelico, a filo pube. Una scritta orientale che, a detta del tatuatore, significava " da qui si accede al luogo delle meraviglie, e chi vi accede avrà vita lunga e felice".
Le solite pallosissime metafore orientali, ma alla fine il risultato era superbo.
Arvaro aspettava l'estate per mettersi i pantaloni a vita bassa, con l'elastico della mutanda similarmani che fuoriusciva, e il nero disegno che occhieggiava.
Le ragazze lo guardavano per la strada, e vedeva che in particolare le Giapponesi (o erano Cinesi ?) ridacchiavano, si davano di gomito e qualcuna più audace addirittura allungò le mani verso la cerniera dei pantaloni e gli disse qualcosa di incomprensibile.
Un giorno nella sua officina di truccatura motorini, falsificazione contachilometri e bucatura marmitte si presentarono Pi-Nin e Pin-nao, in cerca di un'auto usata per andare in vacanza.
Arvaro si alzò dal lavoro che stava completando, e così facendo scoprì l'addome.
I due, seppure nel modo sobrio che li contraddistingueva, si guardarono e un lieve sorriso increspò le loro labbra.
Bello eh sto tatuaggio, e' donne mpazziscono pemmé.
Ah sì, disse Pi- Nin, anche quelle che non amano la nostra cucina ?
machestaiaddì, rispose Arvaro.
beh, disse compitamente Pi-Nin, l'esatta traduzione in Italiano del suo tatuaggio è: da Cheng, involtino primavera caldo ad ogni ora. Prezzi modici.
Arvaro quella notte non dormì, e si passò la carta vetrata sulla pancia fino a sanguinare
Porporina.
Arvaro (con la R) si era fatto fare, finalmente, il tatuaggio che desiderava da anni. Un po' sotto l'ombelico, a filo pube. Una scritta orientale che, a detta del tatuatore, significava " da qui si accede al luogo delle meraviglie, e chi vi accede avrà vita lunga e felice".
Le solite pallosissime metafore orientali, ma alla fine il risultato era superbo.
Arvaro aspettava l'estate per mettersi i pantaloni a vita bassa, con l'elastico della mutanda similarmani che fuoriusciva, e il nero disegno che occhieggiava.
Le ragazze lo guardavano per la strada, e vedeva che in particolare le Giapponesi (o erano Cinesi ?) ridacchiavano, si davano di gomito e qualcuna più audace addirittura allungò le mani verso la cerniera dei pantaloni e gli disse qualcosa di incomprensibile.
Un giorno nella sua officina di truccatura motorini, falsificazione contachilometri e bucatura marmitte si presentarono Pi-Nin e Pin-nao, in cerca di un'auto usata per andare in vacanza.
Arvaro si alzò dal lavoro che stava completando, e così facendo scoprì l'addome.
I due, seppure nel modo sobrio che li contraddistingueva, si guardarono e un lieve sorriso increspò le loro labbra.
Bello eh sto tatuaggio, e' donne mpazziscono pemmé.
Ah sì, disse Pi- Nin, anche quelle che non amano la nostra cucina ?
machestaiaddì, rispose Arvaro.
beh, disse compitamente Pi-Nin, l'esatta traduzione in Italiano del suo tatuaggio è: da Cheng, involtino primavera caldo ad ogni ora. Prezzi modici.
Arvaro quella notte non dormì, e si passò la carta vetrata sulla pancia fino a sanguinare
Porporina.
martedì 21 aprile 2009
Zenit e Nadir

Lo Zenit (noto al mondo come il Pizzarro) e il Nadir (Nazir) sono le due antitesi occulte che sostengono una tesi fra le più fondamentali.
Quale? Naturalmente la legge alchemica del "Menga" che nella tradizione Sufi dei Dervisci corrisponde alla danza rotatoria che porta alla catarsi.
Nei due omologhi viventi invece (Il Nazir e Il Pizzarro) si manifesta con una notevole rotazione delle parti basse del corpo, quindi potremmo definirla una sorta di danza interiore, scrotale, nascosta certamente esoterica.
Il Pizzarro (a volte tradotto come Bizzarro) è l'archetipo dell’ego, ma non un ego normale, bensì un ego superdotato ed erroneamente definito: "Cazzone".
Esso è nell'immaginario comune: "il Palese", "il Manifesto" e a volte anche "La Gazzetta dello Sport".
Quale? Naturalmente la legge alchemica del "Menga" che nella tradizione Sufi dei Dervisci corrisponde alla danza rotatoria che porta alla catarsi.
Nei due omologhi viventi invece (Il Nazir e Il Pizzarro) si manifesta con una notevole rotazione delle parti basse del corpo, quindi potremmo definirla una sorta di danza interiore, scrotale, nascosta certamente esoterica.
Il Pizzarro (a volte tradotto come Bizzarro) è l'archetipo dell’ego, ma non un ego normale, bensì un ego superdotato ed erroneamente definito: "Cazzone".
Esso è nell'immaginario comune: "il Palese", "il Manifesto" e a volte anche "La Gazzetta dello Sport".
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Di converso il Nazir appare invece, nell'universo fenomenico, schivo, malleabile e rappresenta invece il nascosto, l'inverno Belga, l'acqua fredda delle Fiandre.
Egli è dunque l'inconscio; Ed anch'esso erroneamente viene definito come incosciente, sacrestano, bilingue, falsone.
Di converso il Nazir appare invece, nell'universo fenomenico, schivo, malleabile e rappresenta invece il nascosto, l'inverno Belga, l'acqua fredda delle Fiandre.
Egli è dunque l'inconscio; Ed anch'esso erroneamente viene definito come incosciente, sacrestano, bilingue, falsone.
Nello sciamanesimo Andino viene chiamato: "El Pajero".
Tutte queste sono però interpretazioni semplicistiche di questi due Psicopompi e gli aggettivi detrattivi sono palesemente forvianti, ma esatti.
Nei millenni queste anime raminghe vagano a ramengo.
Una (Il Pizzarrone) sorvola le terre emerse in costanti pellegrinaggi (la Francia ultimamente con le sue cattedrali pare essergli congeniale).
A volte vive in piccole isole ospite di lussuose residenze messe a disposizione dai suoi occasionali consanguinei, nel caso sono utili anche gli affini oppure i semplici conoscenti, purchè abbienti.
Come un Cuculo, il Pizzarro, depone le sue due uova nel nido ospite e, una volta giunte a maturazione, vola via.
Qualcuno potrebbe definirlo un Maestro del trascen-dente, di cui conosce ogni otturazione.
Egli dispensa con generosità le sua saggezza stomatologica ammaestrando le genti alitanti ed esultanti.
Però la sua anima inquieta sente sempre il bisogno di partire (senza assicurazione alcuna) per non essere confinata mai in un rapporto, in una soluzione che vivrebbe come una trappola.
E' il mutamento personificato e stropicciato.
Solo in questo continuo cambiamento egli trova la certezza, appoggiandosi talvolta al bastone che la Natura gli ha offerto (nella tradizione cinese definito come -il Drago con un solo occhio-) per riprendere fiato e ricominciare un nuovo pellegrinaggio.
Saltuariamente torna alla avita magione pascendosi nelle immense stanze del giusto riposo.
L'altra, il Nazir (Nasune nella traslitterazione italiana) invece non si sposta mai.
Apparentemente immutabile, il suo corpo pare non essere scalfito dal tempo (ingordo e corruttore) se non per delle curiose capigliature sempre più rarefatte con cui si adorna (per altro con scarsi ed incerti successi estetici).
Vive in un piccola stanza, una sorta di antro, di foggia mediorientale molto tranquillo.
Nei pressi di questo luogo sacro di elaborazione interiore e meditazione trovasi un animale Totemico: il Ciro, guardiano dalla forma gnomica e dalla voce di Putto che ne protegge il riposo e funge da sentinella impavida a questo Tabernacolo.
Sorvolando sugli aspetti esteriori il Nazir è come detto il naturale contrappunto al Pizzarro, in una simbiosi osmotica di non facile definizione.
Questi due "elementi" sono come Yin e Yang i due famosi scoiattoli giapponesi. Essi però non vivono insieme e non litigano per le noci, ma alla fine è uguale.
Nella loro, a volte, polverosa esistenza, indulgono nel gioco degli scacchi che li accomuna nelle notti di plenilunio in un curioso rituale che li avvince in una sfida mortale.
I due contendenti, contrapponendosi con astuzia levantina e barando, a volte spudoratamente nel gioco (in ispecie il Nazir), dipanano, discorrendone le problematiche relative alla vita, alla morte e soprattutto al parcheggio dell'automobile. Nascono così discussioni filosofiche di alta caratura, ma di nessuna utilità pratica.
Essi in questo modo esplicitano e significano una saggezza molto Zen, ovvero: agire oltre lo scopo.
Per loro non è importante vincere, ma umiliarsi vicendevolmente con una denigrazione che nel Pizzarro è palese, mentre nel Nazir sorniona ed epistolare.
Questo apparente conflitto è epifania di una eterna riconciliazione.
E’ un costante moto di "Vaffanculo-Ti voglio bene" di Tankrediana memoria (solo di livello molto raffinato).
Alla fine questa dicotomia trova pace con il loro più sagace commento, un "mantra" antico, rivelatogli dal Marchese Alberto degli Ulivi , un Rosacrociano di grande saggezza creatore del Rito Massone Antico e Accettato dei Piedi Dolenti.
Il motto magico viene proferito di solito alla fine dei loro convivi, alle prime luci dell’alba in una sorta di celebrazione .
Tutte queste sono però interpretazioni semplicistiche di questi due Psicopompi e gli aggettivi detrattivi sono palesemente forvianti, ma esatti.
Nei millenni queste anime raminghe vagano a ramengo.
Una (Il Pizzarrone) sorvola le terre emerse in costanti pellegrinaggi (la Francia ultimamente con le sue cattedrali pare essergli congeniale).
A volte vive in piccole isole ospite di lussuose residenze messe a disposizione dai suoi occasionali consanguinei, nel caso sono utili anche gli affini oppure i semplici conoscenti, purchè abbienti.
Come un Cuculo, il Pizzarro, depone le sue due uova nel nido ospite e, una volta giunte a maturazione, vola via.
Qualcuno potrebbe definirlo un Maestro del trascen-dente, di cui conosce ogni otturazione.
Egli dispensa con generosità le sua saggezza stomatologica ammaestrando le genti alitanti ed esultanti.
Però la sua anima inquieta sente sempre il bisogno di partire (senza assicurazione alcuna) per non essere confinata mai in un rapporto, in una soluzione che vivrebbe come una trappola.
E' il mutamento personificato e stropicciato.
Solo in questo continuo cambiamento egli trova la certezza, appoggiandosi talvolta al bastone che la Natura gli ha offerto (nella tradizione cinese definito come -il Drago con un solo occhio-) per riprendere fiato e ricominciare un nuovo pellegrinaggio.
Saltuariamente torna alla avita magione pascendosi nelle immense stanze del giusto riposo.
L'altra, il Nazir (Nasune nella traslitterazione italiana) invece non si sposta mai.
Apparentemente immutabile, il suo corpo pare non essere scalfito dal tempo (ingordo e corruttore) se non per delle curiose capigliature sempre più rarefatte con cui si adorna (per altro con scarsi ed incerti successi estetici).
Vive in un piccola stanza, una sorta di antro, di foggia mediorientale molto tranquillo.
Nei pressi di questo luogo sacro di elaborazione interiore e meditazione trovasi un animale Totemico: il Ciro, guardiano dalla forma gnomica e dalla voce di Putto che ne protegge il riposo e funge da sentinella impavida a questo Tabernacolo.
Sorvolando sugli aspetti esteriori il Nazir è come detto il naturale contrappunto al Pizzarro, in una simbiosi osmotica di non facile definizione.
Questi due "elementi" sono come Yin e Yang i due famosi scoiattoli giapponesi. Essi però non vivono insieme e non litigano per le noci, ma alla fine è uguale.
Nella loro, a volte, polverosa esistenza, indulgono nel gioco degli scacchi che li accomuna nelle notti di plenilunio in un curioso rituale che li avvince in una sfida mortale.
I due contendenti, contrapponendosi con astuzia levantina e barando, a volte spudoratamente nel gioco (in ispecie il Nazir), dipanano, discorrendone le problematiche relative alla vita, alla morte e soprattutto al parcheggio dell'automobile. Nascono così discussioni filosofiche di alta caratura, ma di nessuna utilità pratica.
Essi in questo modo esplicitano e significano una saggezza molto Zen, ovvero: agire oltre lo scopo.
Per loro non è importante vincere, ma umiliarsi vicendevolmente con una denigrazione che nel Pizzarro è palese, mentre nel Nazir sorniona ed epistolare.
Questo apparente conflitto è epifania di una eterna riconciliazione.
E’ un costante moto di "Vaffanculo-Ti voglio bene" di Tankrediana memoria (solo di livello molto raffinato).
Alla fine questa dicotomia trova pace con il loro più sagace commento, un "mantra" antico, rivelatogli dal Marchese Alberto degli Ulivi , un Rosacrociano di grande saggezza creatore del Rito Massone Antico e Accettato dei Piedi Dolenti.
Il motto magico viene proferito di solito alla fine dei loro convivi, alle prime luci dell’alba in una sorta di celebrazione .
Così come il nembo di Giove Pluvio addita il cielo scagliandosi sulla terra, esso viene pronunciato inaspettatamente, come una folgorazione.
L'oratore di turno con voce greve, recita: "E' tutto un magna-magna", e proferita la sentenza di solito su di loro cala un silenzio pesante come un sudario.
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Infine si salutano con un cenno, e tornano alla propria vita come se non ci fosse un domani.
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