venerdì 26 settembre 2008

Automatismi

"Hoibò ho dimenticato di togliermi il profilattico, perdindirindina!" pensò il gay.
Scoreggiò e si sentì in ordine.

Coiti impossibili


“Facchino! Facchino! “, chiamò a gran voce la signora, bionda e prosperosa, arrampicata sui tacchi che esaltavano le gambe tornite e perfette.
“Eccomi”, disse l’uomo che aveva occhi da viaggiatore, anche se non si era mai mosso da quella stazione.
“Porti le mie valige sull’Orient Express, vagone 11, posto 5”, disse la dama, scostando un poco la veletta che riparava gli zigomi alti dagli sbuffi del treno vapore.
“Subito, Madame”, rispose lui apprestando le valige sul carretto.
“Attento! Un pò di delicatezza con il mio bagaglio, sono abiti di scena!”, lo rimproverò l’attrice.

“Gli esseri umani recitano pochi attimi sul palcoscenico dell’esistenza poi... Entrano per sempre nel baule del nulla”, proferì l’uomo con voce avvolgente.
“Oh! Non ci avevo mai pensato”, dichiarò stupita la donna.

Lui la prese dolcemente per mano e l’accompagnò senza una parola verso il deposito bagagli che a quella ora era sempre deserto.
La possedette appassionato su una scrivania impolverata, mentre in lontananza il fischio del treno in partenza si confondeva con gli ansimi rumorosi della dama.

Quando lei se ne fu andata, lui mise la sua tuta grigia nell’armadietto di ferro e indossò il suo impeccabile vestito blu da ragioniere “Cosa mi tocca fare per una trombata”, disse fra se, e si avvio rassegnato verso il suo noioso ufficio nel centro città.
Lei invece seduta nel bar della sala d'aspetto pensò perplessa: “Mi sa che anche se lo racconto al controllore il biglietto non me lo rimborsano”.

Solo il ricordo sorrise delle loro vite ingnare della realtà.