martedì 11 novembre 2008

Amar è un dolce naufragar


Il cuore in petto gli batteva forte come un tamburo.
Quanto tempo l'aveva desiderata, pensò e un brivido percorse la sua schiena.
La sera, fresca di primavera, pareva magnifica sotto un manto di stelle galeotte.
La vide scendere dalle scale, con quel vestito lungo azzurro.

Appena lo scorse nella penombra del vicolo sorrise, come solo lei sapeva fare; poi titubante si guardò alle spalle, per assicurarsi che nessuno in casa si fosse accorto della sua uscita proibita.

Era così giovane, pensò lui, così bella e fresca.

Una carrozza rumorosa passò fra di loro, con gli zoccoli dei cavalli che risuonarono sull'acciottolato come nacchere spagnole, poi finalmente l'eco si perse fra le case addormentate.
Tutto tornò quiete.

Lei lo raggiunse e si lanciò nelle sue braccia. Lui la strinse a se delicatamente e si baciarono. Il tempo allora si fermò e nel cuore di entrambi eruppe un caleidoscopio di sentimenti dolcissimi.
Fu certo di amarla e domani l'avrebbe chiesta in sposa, disse fra se, in fondo aveva già 19 anni.
Finalmente una vita insieme, senza più sotterfugi, tutta la vita davanti.
Era felice.

Poi si svegliò.

Nella stanza dell'ospedale avvolta nella penombra vide i monitor di controllo che emettevano ritmici tintinnii. In bocca il sapore amaro della malattia.
Intorno a lui scorse anche i volti dei figli e dei nipoti. Sembravano al di là di un vetro coperto dal ghiaccio, ma nessuno mancava.

Spostò la maschera di ossigeno e disse: "Ah! Potersi innamorare ancora una volta".
Parlò piano, con un filo di voce e nessuno comprese le sue parole.
Quindi sorrise di se stesso e poi si lasciò cadere per sempre in un dolce, lunghissimo silenzio.