lunedì 6 ottobre 2008

Subliminale

Non sapeva che pesci prendere, così chiese al pescivendolo di aprirgli una cozza viva, la ammirò poi si mise a leccarla , amava il sapore di mare, le signore presenti lo guardarono sorridenti, una sciabolò la lingua di ciabatta fra le protesi e fu amore.

Laudomia

disse Gianpierfiliberto, da poco rientrato dal suo viaggio in Giappone, vieni con me sul tatami ?

Mio cavo, disse l'eterea fanciulla, sai che ti stimo, che ti ammivo, che pvovo affetto pev te, ma non ti amo, e fovse, ma solo fovse, potvei cambiave la mia visione delle cose a patto che tu faccia logopedia.

Sabato pomeriggio

Avevano passeggiato per il centro tutto il pomeriggio, non si tenevano più nemmeno per mano, guardavano le vetrine, facevano commenti stanchi, parole che rimbombavano nel vuoto della loro coppia, nonostante la confusione del sabato pomeriggio.

Erano fermi davanti ad una vetrina di gioielliere, lei guardava le cose luccicanti, gli anelli, e ripensava a quando lui era apparso con la piccola scatola di velluto blu che le aveva fermato il cuore. Tutto finito, ora c'era solo noia ed indifferenza.

Dai, disse lui, andiamo, si fa tardi

Non posso, non ce la faccio.

Ecco lei, sentiamo, hai un'improvvisa paresi ? Eh, o vorresti forse l'ennesimo brillocco da ostentare con le tue amiche e dire che te l'ha regalato quel deficiente del tuo fidanzato ?

Lei, come colpita da uno schiaffo, cominciò a piangere: ma che dici, ho bisogno del tuo aiuto , davvero, non ce la faccio, da sola non posso. Aiutami, ti prego.

Ah, non puoi ? Ma tu non eri la donna libera ed emancipata ? E ora vorresti commuovermi con le lacrime da servetta di un romanzo d'appendice ?
Nessun aiuto serve se non il tuo, non puoi usarmi come stampella per le tue nevrosi, per le tue debolezze, io che mi ero innamorato di te perché camminavi a testa alta verso il futuro.
Se ne avrò voglia, nei prossimi tre secoli, forse ti chiamo. Si girò e se ne andò.

Lei, senza parole, si chinò, e faticosamente tolse il tacco della scarpa che le si era incastrato nella griglia di aerazione davanti al negozio, e siccome nello sforzo il soprattacco se n'era andato, si allontanò con un suono di tip tap nelle luci della sera che illuminavano il suo viso rigato di lacrime.

Qual piuma al vento...


Mancava poco alla fine della sua giornata di lavoro. Il pensiero di lei lo perseguitava ormai sin dalla mattina, quando finalmente era arrivata a casa sua. Pregustava il momento del loro incontro romantico, poi la notte che avrebbe protetto come una morbida coperta il loro amore.
Quanto tempo l’aveva desiderata ed ora era finalmente arrivato il momento.

Con il fiato corto salì le scale ed aprì la porta. Entrò in casa e si diresse subito in camera da letto. Lei era stesa ad attenderlo… Soffice e sinuosa con la bocca leggermente aperta e lasciva. Era bella oltre ogni pensiero, le curve morbide del corpo perfetto e liscio si intravedevano dal lenzuolo leopardato che la copriva appena.
Lui ebbe un’erezione tremenda, quasi dolorosa, e deglutì anche le ultime parole che gli erano rimaste in bocca.
Si spogliò lentamente. L’accarezzò in ogni sua recondita intimità con le mani brulicanti e la baciò con la lingua avida. Poi fu in lei e tutto si consumò nel silenzio, il loro amore non aveva bisogno di parole.

La luce rossa dell’abat-jour tingeva del color del tramonto i corpi degli amanti e i mobili della stanza.
Egli faceva l’amore con un’intensità mai provata prima e la sua mente fu ottenebrata dall’estasi. I movimenti delle sue pelvi si fecero frenetici.
La dolce dama gonfia di tanta mascolinità assorbiva in se la forza dirompente di questa passione virile.

Poi accadde: Pam! Stfffff....
Un rumore molesto e inaspettato bucò questo momento di magia. La sua venere gli sfuggì da sotto l’abbraccio appassionato e cominciò a roteare velocissima per la stanza.

II destino beffardo e invidioso del loro amore trovò nella finestra semiaperta un complice crudele.
La bambola gonfiabile uscì da quel pertugio con un sibilo sinistro e volò via sopra i tetti di questa città indifferente.

Solo una lacrima calda e salata scese lungo il viso attonito di lui come epitaffio di amor perduto.