martedì 24 giugno 2008

Amici e sacrifici.


Egli, era disperatamente innamorato, quasi alla follia.
Vederla anche per un attimo in ufficio gli faceva tornare il cuore in gola come da ragazzini.

Lei aveva acconsentito inaspettatamente una sera ad accompagnarlo, e poi saliti in casa avevano fatto l’amore, da allora lui viveva per un suo cenno.
Fredda e scostante durante il lavoro, a volte bambina, spesso si sfogava con lui per la relazione con il “capo” dal quale era stata sedotta ed abbandonata. Egli soffriva e agognava nello stesso istante, lo avrebbe avvelenato se solo lei lo avesse chiesto.
Lo teneva su una corda tesa e ogni tanto (ma molto raramente) gli donava il paradiso.

Mi raccontò questo, il mio amico, guardandosi le mani bianche, e stringendole così forte da far impallidire ancora di più le nocche. Fissava un punto indefinito della stanza, mentre parlava con un tono imbarazzato e sognante di amor disperato.

“Ti aiuterò”, gli dissi e lo congedai pensoso.

La trovai dopo un paio di giorni in quel locale dove sapevo che usualmente andava con le sue amiche. Chiacchiere amene, molti drink, poi una proposta indecente.
Lei rise e accettò.
Giunti a casa, fumo, alcol e anche altro, poi arrivò Tano, il mio conoscente superdotato.
La possedemmo entrambi anche insieme con inaudita violenza e libidine, togliendoci ogni voglia.
Esausti ci salutammo con la certezza che non ci saremmo più rivisti. Quello che volevamo gli uni dall’altra lo avevamo avuto ampiamente.

Dopo, nel silenzio della stanza ancora satura dell’odore dell’orgia sorrisi e visionai il filmato amatoriale che avevo fatto a sua insaputa.
Ne mandai una copia al mio amico e una invece per mio piacere la pubblicai su you-tube.
Prima di addormentarmi profondamente pensai: “A volte il male si vince con il male, però quella...Che gran bella troia!”.

Caslinga non disperata

Deborah, nonostante il caldo terribile di quei giorni, da brava massaia, si accinse a stirare il bucato, e per soffrire meno si mise in libertà, solo slip e reggiseno.
Alessio, di ritorno dal lavoro, entrando in cucina, la vide così, di spalle, con quel suo corpo perfetto che ondeggiava di fronte all'asse da stiro.
Le coprì gli occhi con le mani, la baciò teneramente e le disse parole eccitanti all'orecchio e, scattò la passione.
Alessio, ti prego, no, non ora, Alessio, non voglio, dai, sento male
Sì bella maialona, dimmi di no, che mi ecciti ancora di più.

Mentre aspettavano il loro turno al pronto soccorso, insieme ripassarono la scusa che si erano inventati per giustificare le ustioni di ferro da stiro che lei aveva sulla schiena.

Calcio in Costume

Moreno, capitano della squadra dei Rossi era pronto per entrare in campo e giocare la finale del calcio in costume.
Piazza S Croce era rovente, piena di turisti urlanti, ma lui sapeva che se avessero vinto Vanessa gli si sarebbe concessa, in barba al fidanzato Manuel, suo compagno di zingarate.
Botte, sudore, magliette strappate, ma "meta" dopo meta i Rossi trionfarono.
Moreno, sudato, pieno di lividi, corse a casa a fare la doccia, accendere il diffusore di profumo Gled e mise il moscato Bosca in frigo, perché lei stava per arrivare.
Eccola, meravigliosa, con i suoi sandali di laminato, pieni di strass, l'orecchino al naso che gli faceva venir voglia di leccarglielo, il tatuaggio tribale sul coccige, tutto nero, inquietante, e che lui avrebbe visto muoversi al ritmo dei suoi movimenti pelvici.
La prese in ogni modo, con dolcezza, con forza, con fantasia, e poi finalmente, ebbe ragione del suo meraviglioso culo.
Lei, ebbra di piacere gli gridò Sìììììì, fammi male, fammi male
Lui, annichilito dal piacere, vedendo quel bianco sedere che si muoveva davanti a lui, e ricordando la partita di poco prima, pensando di fare meta, le dette dei cazzotti sulle anche, come se invece di Vanessa si trattasse di un giocatore della squadra avversaria, e poi si lasciò andare, dentro di lei.

Ovvia ciccina, che t'è garbato ? chiese lui
lei non rispondeva
e parlò molto poco anche nei giorni successivi, soprattutto fu molto evasiva sul perché di quel dolore persistente alle anche e sul perché non riusciva a camminare che come sulle uova, appoggiandosi continuamente ai muri.

Agenzia Matrimoniale

Cerco agenzia matrimoniale per ciccioni, ho 60 anni e da non so più da quanti anni non batto chiodo.

Margherita, detta Tona da tutti i conoscenti, affidò le sue ultime speranze ad un così stringato annuncio, di trovare un cuore che battesse per lei ed un altro organo che la sbattesse.

Come per miracolo, dopo qualche giorno, la chiamò la Signora Anselma, dicendo che loro erano l'agenzia che lei stava cercando.
Si presenti domani alle 16, e se il suo peso è superiore ai 145 chili l'iscrizione per i primi sei mesi sarà gratis.

Tona, col cuore in subbuglio si vestì come meglio le consentiva la sua mole, si truccò, chiese aiuto per farsi dare lo smalto sulle unghie dei piedi, che da anni non vedeva a causa della pancia prominente, e si avviò piena di speranze.
Riempì il modulo, coscienziosamente, mettendo la sua animona a nudo, e aspettò.

Aspettò, aspettò, aspettò, e l'ansia la divorava, faceva mille volte il corridoio per controllare se il telefono era funzionante. Saliva e scendeva le scale del palazzo 10 volte al giorno per vedere se l'amore fosse arrivato per posta, ma niente.

Fino a che un giorno un uomo gentile le telefonò, presentandosi, dicendole che anche lui aveva vissuto una vita di umiliazioni a causa della stazza, che il suo cuoricione era pieno d'amore, ma che nessuna era mai andata oltre il suo penalizzante aspetto.

Fissarono per il giorno stesso, al parco, di fronte al venditore di hamburger, hot dog, patatine fritte, per scrofolarsi insieme tutte quelle porcate senza che l'altro lo guardasse con disprezzo.

Tona arrivò con le guance piene di virginale rossore, lui era già ad attenderla, con un bouquet di piantine grasse, tutte fiorite.

Lei lo guardò e si illuminò, lui guardò lei, ed il sorriso gli morì sulle labbra
Stronza bugiarda zoccola, e tu saresti la cicciona che aspettavo ? Ma vai a pigliattelo in quelle mele secche che hai ! Buttò via il bouquet e se ne andò.

Tona, durante l'attesa di un uomo che la chiamasse aveva scordato di mangiare, salendo e scendendo le scale mille volte al giorno si era rassodata, correndo su e giù per il corridoio aveva fatto tanto moto, e senza accorgersene era dimagrita, tanto.

Tona guardò tristemente la gonnona che le ciondolava sui fianchi, ordinò un triplo hamburger con maionese e ketchup e pensò: ora mi tocca ricominciare tutto da capo. Già, ma cosa ? Ingrassare o cercare un fidanzato di taglia inferiore ?

Tenere favole

Il topo montava infoiato la grande elefantessa.
Inavvertitamente ella si appoggiò ad un albero e cadde un noce di cocco proprio sulla sua testa.
"Ahia!", disse la proboscidata e il topo di rimando: Godi puttana!