martedì 30 settembre 2008

Cellulare

SMS ricevuto - Ma porca puttana, ma perché non rispondi al cellulare ?

SMS ricevuto - Per favore chiamami, necessito parlare con te

SMS ricevuto - La prego contattarmi al 331-345....

5 chiamate perse


Mentre Andrea finiva di leggere gli sms il telefono squillò di nuovo

- Cazzo, Andrea, ma si può sapere perché non rispondi al telefono ? E' tutto il giorno che ti chiamo, lo sai che abbiamo quell'affare in ballo.

Hai ragione Antonio, ma vedi, lo sai che sono single al momento, e ho messo la vibrazione al cellulare, e tenendolo in tasca quel lieve titillare mi provoca piacevoli sensazioni, se rispondessi si romperebbe l'incanto. Dimmi....

lunedì 29 settembre 2008

Anime Bonsai


Pin-Nao era intento alla cura del suo Bonsai: Na-Nin.

Nella quiete del giardino potava i piccoli rami e poi con movimenti da libellula nebulizzava gocce d’acqua sorgiva sulle foglie. Tutto era pace e profonda armonia.
Una leggera brezza di montagna era araldo dell’inverno imminente che, come poesia, suggeriva all’orecchio paesaggi innevati ancora da venire.

L'allievo prediletto (nonché l'unico) Pi-Nin osservava il Maestro.
Poi, il giovane, forte dell’ignoranza che faceva domandare prima di provare a comprendere, parlò: “A che pro, Perfettissimo, ridurre ciò che è grande? Il Tao non si realizza forse nell’assecondare la Natura?”

Pin-Nao, taglio una foglia e rispose amabile: “Il senso della pratica è nel conformare la realtà alla mente. Natura e Mente non sono diverse nè separate”.
Pi-Nin perplesso incalzò: “Allora perché fare?”
Pin-Nao, in un inspiegabile moto di pazienza, rispose ancora: “Fare giova a chi fa e non è cagione il frutto del fare. Senza azione non si comprendono le 10.000 virtù della non-azione”.

Passarono i minuti in silenzio.

Pi-Nin chiese ancora: “Allora perché non praticare la non-azione direttamente?”
Il vaso di terracotta che conteneva Na-Nin si infranse sulla testa di Pi-Nin con inaudita forza...ed egli comprese.

Pil

Il noto economista Thico Stokas si accingeva a pronunciare la sua conferenza di economia domestica:”Le frittate di un uovo solo” quando dalla folla si sollevò uno striscione rozzamente apprestato con la scritta:” Affamatore del popolo”.
Lo stolto dissenziente fu portato via con la massima discrezione da tre pretoriani Medialanum.

domenica 28 settembre 2008

Thico Stokas

"Mia cara signora, quante probabilità ci sono che lei me la dia nella prossima ora?" chiese Thico amabilmente.
"Zero" rispose la splendida donna in bianco.
"Bene, possiamo quindi impostare la nostra conversazione su di un piano di formalismo intellettuale, nessuna tensione" disse Stokas e gongolò.

sabato 27 settembre 2008

Notte invernale

Brrrrrr, disse lei, infilandosi tutta nuda e profumata di Chanel, sotto il caldo piumino.

Amore, gli sussurrò all'orecchio, ho i piedi gelati, me li scalderesti ? E così facendo, sinuosamente, si avvicinò a lui.

Certo amore, rispose lui in un soffio, e raccogliendo tutte le sue forze partì con un cureggione degno di un mucca , che sollevò il piumino e lo fece ondeggiare.

Il caldo puzzo che si diffuse riscaldò all'istante il letto e tutta l'atmosfera.

venerdì 26 settembre 2008

Automatismi

"Hoibò ho dimenticato di togliermi il profilattico, perdindirindina!" pensò il gay.
Scoreggiò e si sentì in ordine.

Coiti impossibili


“Facchino! Facchino! “, chiamò a gran voce la signora, bionda e prosperosa, arrampicata sui tacchi che esaltavano le gambe tornite e perfette.
“Eccomi”, disse l’uomo che aveva occhi da viaggiatore, anche se non si era mai mosso da quella stazione.
“Porti le mie valige sull’Orient Express, vagone 11, posto 5”, disse la dama, scostando un poco la veletta che riparava gli zigomi alti dagli sbuffi del treno vapore.
“Subito, Madame”, rispose lui apprestando le valige sul carretto.
“Attento! Un pò di delicatezza con il mio bagaglio, sono abiti di scena!”, lo rimproverò l’attrice.

“Gli esseri umani recitano pochi attimi sul palcoscenico dell’esistenza poi... Entrano per sempre nel baule del nulla”, proferì l’uomo con voce avvolgente.
“Oh! Non ci avevo mai pensato”, dichiarò stupita la donna.

Lui la prese dolcemente per mano e l’accompagnò senza una parola verso il deposito bagagli che a quella ora era sempre deserto.
La possedette appassionato su una scrivania impolverata, mentre in lontananza il fischio del treno in partenza si confondeva con gli ansimi rumorosi della dama.

Quando lei se ne fu andata, lui mise la sua tuta grigia nell’armadietto di ferro e indossò il suo impeccabile vestito blu da ragioniere “Cosa mi tocca fare per una trombata”, disse fra se, e si avvio rassegnato verso il suo noioso ufficio nel centro città.
Lei invece seduta nel bar della sala d'aspetto pensò perplessa: “Mi sa che anche se lo racconto al controllore il biglietto non me lo rimborsano”.

Solo il ricordo sorrise delle loro vite ingnare della realtà.

giovedì 25 settembre 2008

Heremus

Gli occhi bianchi dell'eremita della grotta sondavano il buio dello spazio tempo, la sua fronte sempre serena si aggrottò per un secondo poi sentenziò:"Sta lontano dalla professione medica figliolo ma...soprattutto non fare mai l'urologo, moriresti di stenti"
"Perchè o saggio?" chiese il penitente.
"Perchè non capisci un cazzo!"

L'incenso e la spada


Il Maestro Pin-Nao era assorto nel “wu-wei”: l'agire senza azione.
In altre parole non stava facendo un cazzo come suo solito.

Proprio sul più bello, mentre stava entrando nello stato di coscienza Ming (o Menga), irruppe nella stanza il suo allievo prediletto, il nipote Pi-Nin.
Trafelato il giovane disse: “Divino, è giunto qui, proprio ora, lo spietato Governatore Ko-Hur-Nut con il suo seguito, è di passaggio nella nostra provincia e vuole vedervi”.

“Calma il tuo spirito Pi-Nin! Non sai forse che le preoccupazioni non fermano la mano del destino?”, ammaestrò il Grande Taoista.
“Si dice che egli primeggi nell’arte marziale e sia un combattente terribile”, aggiunse Pi-Nin visibilmente preoccupato per l’incolumità del maestro che era anche la sua unica fonte di sostentamento.
“Solo gli sciocchi si nutrono con le orecchie”, sbottò Pin-Nao.
Poi imperscrutabile aggiunse: “Fallo passare e servimi il pasto…E’ mezzodì ed ho un certo languorino”.

Nella sala ampia e sobria entrò con arroganza il Governatore dello stato di Chou. Lo seguivano il Capitano delle guardie e, tre passi indietro, la giovane moglie di adamantina bellezza.
Lo sguardo del Maestro si posò su ognuno e poi continuò a mangiare dalla sua ciotola senza una parola.

Visibilmente imbarazzato per l’accoglienza così poco formale, il Governatore parlò titubante: “Venerabile Maestro, si dice che oltre che saggio voi siate insuperato nell’arte del combattimento. Insegnatemi i vostri segreti”.

Il Sommo continuò il suo pasto in silenzio. Improvvisamente una mosca roteò veloce intorno alla sua scodella fumante. Rapido come minzione di Tigre, Pin-Nao l’afferrò con le bacchette. Poi la guardò con semplicità e...La lasciò andare, riprendendo quindi il pasto masticando rumorosamente.

I minuti passarono.

Improvvisamente con un profondo inchino il Capitano delle guardie spazientito disse: “Maestro! Sua Eccellenza il Governatore vi ha fatto una domanda…Che dite dunque!”.
Pin-Nao sollevò lo sguardo dalla sua ciotola e parlò: “Ho risposto! Solo che voi udite solo le parole”.

Con un sospiro il Governatore riformulò la sua richiesta: “Perdonate il mio Capitano, ma per cortesia rispondete”. Continuò poi, abbassando il capo: ” Ho tre quesiti. Come posso non essere mai sconfitto, cosa devo fare per vincere e in ultimo come devo comportarmi con il mio nemico. Parlate ve ne prego”.

Pin-Nao con voce profonda e ispirata disse: “Chi non contende non è mai sconfitto”, e aggiunse “Evitare è meglio che combattere, bloccare è meglio che colpire, colpire e meglio che storpiare, storpiare è meglio che uccidere. Solo alla morte non è possibile porre rimedio.
Ricorda…Sopra ogni cosa è vincere senza lottare, così si realizza la Via del Tao.”.

Dopo una pausa, il Supremo, riprese: “ Prima di tutto avvolgi il tuo avversario con il tuo spirito, egli attaccherà, quando tu lo vorrai. Sarai padrone del suo vuoto e del suo pieno, il combattimento inizia molto prima di incrociare le armi”.
Il grande Maestro, ingoiò un boccone e parlò ancora: “La tigre nascosta nell’erba alta triplica la sua forza. Nulla deve rivelare il tuo attacco, nascondi i tuoi intenti anche a te stesso, agisci come se tutto fosse già stato fatto. La mente domina il corpo, ma il respiro domina la mente...Quindi realizza. Da ultimo con il nemico sii risoluto, ma non essere crudele. Sii neutro -Corri sulla neve senza lasciare impronte-".

Sulla compagine cadde un silenzio ancora più pesante.

Pi-Nin si mordeva nervosamente la manica della veste, presagendo la fine, ma così non fu.

Il Governatore si alzò e disse compiaciuto: “Grande Pin-Nao io vi ringrazio dei preziosi segreti ai quali mi avete addotto”.
Il Maestro con un sorriso sornione lo interruppe: “Prima però Governatore metteteli in pratica un poco, magari con il vostro seguito di soldati, nella vicina foresta dell’Eterno Sudore. Poi tornate da me e vi darò il mio parere”.
Congedò così i visitatori Pin-Nao, facendo seguire il suo commiato con un rutto maestoso (probabilmente dovuto al gran numero di ravioli al vapore che aveva mangiato) che scarmigliò un poco l’acconciatura dell'alto dignitario.

Gli ospiti erano ormai sulla soglia quando la voce tonante del grande taumaturgo li raggiunse: “Vostra moglie lasciatela qui. Ho colto uno scompenso in un suo meridiano che devo guarire”.
Il governatore si inchinò riconoscente e si allontanò nella foresta dell’Eterno Sudore per l'allenamento.

Pin-Nao posò il suo sguardo profondo ed ammaliatore negli occhi della giovane nobildonna e con voce dolce e musicale, come melodia d'arpa Birmana nella notte, disse: “Vieni piccola, ti mostrerò la mia collezione di incensi profumati”. La donna semplicemente sorrise e squittì: “Volentieri, Glande Maestro” e si appartarono insieme per alcune ore.

Quando ritornò il Governatore con le sue guardie si esibì in una dimostrazione che il Maestro, magnanimo, giudicò pregevole.
La carovana riprese infine il suo viaggio diretto alla città di Chou sede del governo imperiale.

“Che simpatico vecchietto, proprio un grande saggio”, pensò il Governatore dondolando nella portantina. Il suo sguardo si posò distrattamente sulla bella consorte che guardava lontano con uno strano sorriso estatico che non ricordava di aver mai veduto.
Scrollò le spalle Ko-Hur-Nut, pensando fra se e se: “Le donne! Non capiranno mai un cazzo di Yin e neanche di Yang”, poi non ci fece più caso.

Giochi erotici

Amore, disse lui, sai che l'odore delle tue puzze mi inebria, mangia un chilo di fagioli e poi illumina la mia notte.
Lei, docile eseguì, ma quel che non sapeva, mentre si produceva in terrificanti flatulenze, era che lui, con un accendino, gli dava fuoco, e le scintilline lo esaltavano

Fino a che, il gran botto finale non risalì lungo la schiena e le bruciò le lunghe chiome, che finirono prima arricciolate e poi carbonizzate.

Il tragitto verso il pronto soccorso fu drammatico, non per il dolore delle ustioni, ma per elaborare rapidamente una scusa plausibile sul cosa poteva essere successo senza dire la verità.

martedì 23 settembre 2008

Una serata perfetta

La cena sulla terrazza dell' Hotel Kraft era stata perfetta.

Perfetta la luna piena che illuminava la città, che romantica si dispiegava ai loro piedi. La cupola del Duomo, il campanile di Giotto, la torre di Palazzo Vecchio.
Un po' di vento le scompigliò i capelli, ed un brivido di freddo la attraversò, ma lui, premuroso, le mise la sua giacca sulle spalle, e sfiorandole la punta delle dita le disse: - ora va meglio, mia fata ?

Pagò il conto, prese il bouquet con cui l'aveva accolta in auto quando era andata a prenderla e cingendole teneramente le spalle si avviarono verso l'ascensore.
Fecero il tragitto verso casa parlando di cose futili, quasi a voler rimandare il distacco che li stava aspettando lì, sul portone di casa di lei.

Accostò al marciapiede, spense il motore, e guardandola negli occhi la strinse a sé e la baciò, teneramente, con trasporto, con una passione che si percepiva fortissima all'intero dell'abitacolo.

-Ora devo andare, disse lei. E' stata una serata meravigliosa, ma non riusciva a staccarsi da lui, dal suo profumo, dal suo abbraccio.

Ancora un altro bacio e poi aprì la portiera. Poi, quasi indugiando gli disse:
Walter, io credo amarti.

CAZZI TUOI, rispose lui, sbatté la portiera e sgommando ripartì nel buio della notte estiva.

Le misteriose vie della seduzione

Sono bello, intelligente, ho un ottimo lavoro, brillante, abito in una zona yeah di Milano, non ho difficoltà a tessere relazioni umane, eppure, dopo averle blandite con parole, sussurri, aperitivi, sms intriganti, quando le vado a prendere sotto casa per la cena che dà il via alle danze, le più gentili ridono e girando i tacchi se ne vanno, le altre mi sparano una serie di pirla, ma va' da via i ciapp, ti s'è minga normale, e la serata finisce sempre male.

Valle a capire le donne, disse scuotendo la testa, prese le chiavi e mise in moto, avviandosi verso casa. Mise le frecce e uscì dal parcheggio.

L'Ape Piaggio gialla, con barre anti accartocciamento, si mosse lenta nel traffico della sera.

Mia Dea.....

le disse lui con voce che avrebbe fatto vibrare la più insensibile delle donne, sei unica, sei speciale, sei tu, meravigliosamente tu, ma, e qui abbassò lo sguardo, e quasi sospirando aggiunse,
NON METTIAMO IL CARRO DAVANTI AI BUOI

Lei si tolse un ricciolo da davanti agli occhi, e dolcemente gli rispose:
- hai ragione, i nostri vicini di fattoria mi prenderebbero per il culo fino a Natale, se facessi una cosa simile, e quegli stupidi bovini capirebbero ancora, meno, se possibile, cosa devono fare.

Girò la chiave nel cruscotto, mise in moto e lo schiacciò col trattore, passandogli sopra due o tre volte con la trebbiatrice, per essere certa che il lavoro fosse fatto bene.

Censire il Vuoto


Nel quarto secolo avanti Cristo, nell’anno del Bufalo, durante il regno della dinastia Chou, fu fatto il censimento dei sudditi del Celeste Impero.

Pin-Nao, accompagnato dal fedele allievo Pi-Nin si recarono quindi all’ufficio del funzionario dell’Imperatore per la registrazione.

“Chi sei”, chiese il governativo rivolto al grande Maestro Taoista.
“Non lo so”, rispose il Sommo.
“Come!? Ma non ti conosci?”, inquisì spazientito l’impiegato.
“Appunto perché mi conosco molto...Posso dire che non so chi sono”, disse pacato il Monaco.

“Insomma chi sono che viene così?”, gridò l’uomo da dietro la scrivania, posando lo sguardo ora sul Divino, ora sull'allievo.
“Io non posso saperlo, ma il bue e il tasso certo lo sanno”, rispose Pin-Nao con un ruggito.

Solo l’intervento pacificatore di Pi-Nin scongiurò un massacro con le guardie accorse in soccorso del funzionario pieno di lividi.

Tributo a Haemo


Vito: “ Miette o' sfriticchiusu inta a’sfrigunciella”
Moustafà: “Eh?”
Vito: “Tagge dicere d'accattà la pinz'accuorta n’goppa o'scalovienne”
Moustafà : “Io non cabire”
Vito: “Mado’, ma’llora tu sii propri ingnoranta!”

Annuncio 12

Offromi con organo privo di unghie (e non è il naso) per quellochecazzovoleteCure al "modo totalmente naturale e artigianale".
Ma, e ripeto ma, non vengo subito...

lunedì 22 settembre 2008

Annuncio 11

Offromi per penicure al "modo totalmente naturale e artigianale".
Ma non vengo subito...

Estetica naturale

"Nel nostro istituto si eseguono manicure e pedicure in modo totalmente naturale ed artigianale".

Chissà che vuol dire, poi, disse Vanessa entrando, e visto che il suo appuntamento era da lì a poco, si sarebbe tolta quella curiosità.

- Prego signorina, le disse l'estetista, fasciata nel suo camice bianco, con il visto struccato, gli zoccoli sanitari ai piedi.
Metta i piedi nell'acqua per ammorbidirli e poi cominciamo. E' la prima volta che viene da noi ? Le chiese con un sorriso a metà fra il beffardo ed il rasserenante

- Sì, disse Vanessa, e sono molto curiosa.....

La ragazza spense l'idromassaggio le tolse il primo piede dall'acqua e lo tamponò delicatamente, lo afferrò delicatamente fra le mani e mentre Vanessa notò che sul tavolino accanto alla poltrona non c'erano i consueti strumenti dell'estetista, quali tronchesine, limette, piccoli bisturi, la sua vestale si infilò l'alluce in bocca e cominciò a rosicchiarle l'unghia, che poi sputò, voluttuosamente in un piccolo contenitore di plastica, passando poi al secondo dito.

Vanessa impallidì e cercò di ritrarre il piede, ma la ragazza, sputando l'unghia del quarto dito le disse: sai, le butto tutte nella stessa ciotolina, così poi le conto e sono sicura che non vadano perse, e le sorrise, infilandosi il mignolo fra le labbra.

domenica 21 settembre 2008

Anche l'Italiano lo è

Entrò nel bar con l'aria sicura della donna che sa di essere bella e vistosa: vestito scollato incrociato davanti, stampa rigorosamente animalier che le fasciava i fianchi, scarpe con tacco 12, anch'esse stampate, ma di finta pelle, che sul dietro del tallone sinistro erano un po' sbucciate a causa dello sfregamento sul tappetino dell'auto e che producevano un fastidioso ticchettìo sul pavimento di marmo del locale, a causa della perdita dei piccoli soprattacchi, che lasciavano scoperti i chiodini che li avevano fermati.

Ad essere sinceri le sboccavano anche un po', ma immaginava che il suo passo felino avrebbe reso il tutto ancora più intrigante.

Un uomo, che stava godendosi un cappuccino schiumoso insieme ad un budino di riso, calduccino al punto giusto, la guardò, come a volerla spogliare con gli occhi e le disse.

- Signorina, le sue calzature sono un ossimoro, e ricominciò a bere lentamente.

Lei arrossì a comando, avanzò felinamente verso di lui, e protendendo le labbra rosse, luccicanti di rossetto gli disse: lei è un adulatore, cos'altro sa dire ad una donna, così presto la mattina ?

venerdì 19 settembre 2008

L'inglese è importante

Dai ragazzi, disse, Giangabriele, è venerdì pomeriggio, i capi non ci sono e abbiamo poco da fare.
Giochiamo a dwarf tossing ?
Sì, dai, è tanto che non lo facciamo, gli risposero in diversi, speriamo solo di non essere troppo fuori allenamento.

Antongiulio si avvicinò all'armadietto delle pratiche segrete e ne estrasse una scatola da cui uscirono un casco, un para denti, dei para-ginocchi e una specie di cinto erniario munito di una maniglia.

Nella stanza cominciarono a spostare scrivanie, mettere le seggiole in circolo e qualcuno a raccogliere scommesse sul vincitore.

Silvio, il nuovo dipendente assunto per la legge sulla disabilità guardava distrattamente tutto quello che stava accadendo, impegnato a finire il suo lavoro entro la fine della serata, per poter passare il suo fine settimana senza pensare più a quell'ufficio di arrivisti, cagoni, tutti con il Suv, macchine che per lui erano impossibili anche solo da pensare, non fosse altro perché non sarebbe mai riuscito a salirci sopra.

Ad un certo punto gli si fecero intorno in 5, lo afferrarono per le ascelle, lo misero in piedi sul tavolo e gli misero quella specie di cinto erniario con la maniglia dietro, il casco in testa, gli dissero che durante il tragitto non doveva urlare e che decidesse lui chi doveva cominciare.

Silvio non capiva cosa stesse accadendo, anche perché il nome di quel gioco non l'aveva mai sentito, eppure lui fra bocce, freccette, enalotto, corsa tris e briscola, di nomi ne conosceva.

Provò a fare il nome di Ernesto, che gli era sempre parso un gran coglione, e che forse, qualunque fosse stata la sfida, nonostante la scarsa statura, avrebbe avuto la meglio.
Ernesto si fece avanti, si mise dietro di lui, lo afferrò per la maniglia e cominciò a dondolarlo sempre più velocemente, fino a che non lo lasciò andare e lui volò, o meglio planò, per tutto il corridoio, e via via che lo percorreva a 40 centimetri da terra visitava tutti i reparti che lì si affacciavano, la contabilità, l'ufficio reclami, l'ufficio fornitori, l'ufficio permessi.

Atterrò di fronte a quella gnocca senza fine della Samantha dell'ufficio del personale che, aiutandolo a rialzarsi e riaggiustandogli il casco in testa gli disse:
caro Silvio, se lei avesse fatto il corso d'Inglese offerto dall'azienda, e che lei ha rifiutato di seguire per non meglio precisati impegni post-lavoro, e perché diceva di conoscere l'Inglese come le sue tasche, saprebbe che il "dwarf tossing" è il lancio del nano, specialità nata in Australia e che in questa ditta piace e diverte. La saluto, sapientone, ci vediamo al prossimo livido.

Cuore di mamma


“Ora il Matteo fa il corso di baby english”, disse la magra signora seduta al bar con il suo vestito alla moda rivolta alla sua amica, anche lei magra e vestita alla moda.

Entrambe avevano la faccia di chi non ha mai dovuto lavorare per pagarsi il necessario ne il superfluo.

“Quanti anni ha ora il piccolo”, chiese partecipe l’amica sorseggiando il suo latte appena macchiato.
“Tre, ora gli ho comprato anche una scrivania multifunzionale che può sollevarsi man mano che il suo sviluppo è “in progress”.

Le mamme qui a Milano parlano come manager rampanti.

Mostrò poi lo sviluppo di peso e altezza del suo erede rappresentato in un diagramma in un “back- up file” del suo palmare.
Si confrontavano le due signore della buona società, parlando contemporaneamente, come solo certe donne sapevano fare e realizzando così l’ottimizzazione del tempo libero con il doppio di cazzate.

Ora è il turno dell’amica che illustra con un programma scaricato da "Donna Moderna on line" tutti i possibili sviluppi interattivi che il pupo può realizzare per la programmazione della sua carriera.

Al mio tavolo, vicino al loro, sorseggio silenzioso un caffè in questo elegante bar del centro.
Un pensiero mi attraversa la mente e disegna sul mio viso un mezzo sorriso malevolo: -Pensa che ridere se a sedici anni "il Matteo" gli diventa tossico-.

giovedì 18 settembre 2008

Al parco

Aver preso un cane era stata davvero una bella idea.

Gli riempiva il divano di peli, pisciava quasi ovunque, alle 23, sole (si fa per dire) pioggia o neve bisognava portarlo a fare il giretto prima della notte, il giornale, al massimo lo ciucciava nel tragitto di ritorno dal giornalaio, e non aveva più un paio di ciabatte complete, ma solo avanzi di massacri notturni, anche due o tre destre, e camminando per casa sembrava sempre indeciso sulla direzione da prendere, visto che le sue ciabatte non avevano mai le punte concordi.

Però, a forza di corrergli dietro per impedirgli di addentare qualsiasi uomo in divisa, nonostante la stazza da mezzasega, visto che si trattava di un barboncino, era anche un po' dimagrito, e soprattutto si era reso conto del mondo dei padroni dei cani, di cui non era a conoscenza.

Si trovavano al parco, con i loro protetti, lanciavano stupidi legni che col cavolo che i quadrupedi riportavano indietro, parlavano di croccantini, di pulci, di veterinari da osannare o da gassare per errori madornali. Facevano amicizia, dividevano risse e qualcuno si era anche innamorato, dopo aver accuratamente verificato la compatibilità fra i loro abbaianti amici.

Aveva un barboncino, nero, di quegli idioti barboncini che abbaiano quando non ce ne sarebbe bisogno, ovvero sempre, che saltano sulle corte gambette rigide e che hanno degli occhini neri, tondi, che sembrano di vetro da come sono inespressivi.

Erano giorni che la osservava. Alta, mora, capelli ricci, da donna piena di personalità, sorriso luminoso, fisico scattante, spesso in tuta e scarpe da tennis, probabilmente arrivava al parco a fare due chiacchiere dopo aver fatto footing, con i capelli tirati indietro, a scoprire un volto perfetto.

Ma non osava avvicinarsi troppo, il suo cane era un mastino napoletano che lei chiamava Gennarì, e a parte i litri di bava che depositava su panchine, ginocchia di quelli seduti accanto a lei e i latrati gutturali che emetteva, temeva di non piacerle, troppo bella e sicura di sé.

Da un certo giorno però cominciò a notare che nonostante ridesse e scherzasse con il solito gruppetto, ogni tanto gli lanciava delle occhiate che gli scioglievano il sangue (il miracolo di Gennarì?) e glielo facevano affluire altrove, e una sera osò sedersi vicino a lei.

Parlarono, e parlarono, e si fece buio, e gli altri del gruppo cominciarono a salutare e ad andare via, come comprimari di quella commedia che stava per raggiungere il momento culminante, in cui lui e lei capiscono che lei e lui erano quelli che stavano aspettando, da una vita.

La luna era alta nel cielo, il cielo, nonostante le luci della città, stellato, e preso da un coraggio che non avrebbe mai pensato di avere, la strinse fra le braccia e la baciò, appassionatamente, con trasporto, con il desiderio che non finisse mai.

Si salutarono tenendosi le punte delle dita e sussurrandosi - a domani -, e tirando ognuno il guinzaglio del proprio tesoro, si avviarono verso casa.

Gli pareva di volare, il guinzaglio gli pareva leggero, e lieve gli sembrava anche il passo del suo barboncino, silenzioso nella sera.

Qualcuno, sul viale, guardò quell'uomo dall'aria innamorata che camminava lento, con un guinzaglio vuoto in mano, mentre i vigili stilarono una denuncia contro ignoti e le associazioni ambientaliste chiesero misure durissime non appena avessero trovato l'assassino del povero barboncino , che giaceva con la testa staccata davanti ad una panchina del parco.

Lei entrò in casa felice e piena di romantici sospiri, e quasi senza pensarci pulì la bocca al suo Gennarì, che oltre alla bava gocciolava anche un po' di sangue.
Amorone mio, gli disse, adesso mica sarai geloso di me perché mi sono innamorata ? E soprattutto, mio bel partenopeo, che non ti salti in mente di dare noia al barboncino del mio amore, eh !

mercoledì 17 settembre 2008

Afrorismi V -ultima parte-


Sotto l’occhio indagatore dell’eunuco De Pretis si tesse l’ordito di questa notte che segnò in maniera indelebile la memoria del Maestro Pin-Nao e del suo allievo Pi-Nin.

In cerca di un poco di intimità Sherazade li accompagnò entrambi dietro un piccolo paravento e con voce carezzevole e dolcissima, disse: “Glande Maestro, le vostre doti sono giunte fino a questo Harem inviolabile nel palazzo delle Mille e una Notte. In questa tarda serata io e le mie compagne non riusciamo a dormire, intratteneteci ve ne prego con un gioco”.

Pin-Nao la guardò negli occhi e per un attimo si perse nel loro blu profondo come il mar della Cina prima della tempesta. Poi parlò come suo costume risoluto: “Mi è impossibile esprimermi liberamente con il perfido eunuco che ci sorveglia, o diletta principessa”.
Dopo una pausa sapiente continuò: “Se volete posso eliminare l’incomodo e dar vita al giuoco, aspetto un vostro cenno, mia Dea fatata”.
Sherazade batte le mani per la gioia: "Volesse il destino che fossimo tutte liberate per una notte dal sordido eunuco. Egli ci scruta anche nell’intimità dei bagni, pensate o saggio, quando siamo tutte nude…Avete il mio permesso, bel cavaliere dagli occhi a mandorla”

Ratto Pin-Nao si voltò verso il nipote e parlò: “Pi-Nin, hai con te le freccette e la cerbottana aborigena che ti diedi prima di partire?”
“Certo Maestro”, disse Pi-Nin esibendosi in un salto mortale assolutamente inutile, ma di grande pregnanza scenica.
“Le porto meco sempre, anche durante l’evacuazione quotidiana mio signore. La canna mi sostiene e le freccette avvelenate mi fanno la giusta paura che favorisce la mia regolarità”, conculuse Pi-Nin inchinandosi.

“Umpf!”, Brontolò il sommo, “Colpisci l’eunuco con un dardo, mentre lo distraggo. Mi raccomando! Faccio affidamento sulla tua mira impareggiabile”.
“Yawoll!” disse Pi-Nin che masticava un poco di tedesco.

Appostatosi a distanza di 20 passi, lo scimmiesco allievo si inerpicò su una colonna lignea fin quasi al soffitto, e da quella posizione attese il cenno convenuto per scagliare il proietto soporifero, imbevuto di curaro cinese misto alla polvere del temibile fungo Fugurai che obnubilava la memoria.

Con la sua abituale calma Pin-Nao si avvicinò al grasso eunuco e lo distrasse con un'ardita conversazione ricca di aneddoti relativa alla migrazione delle cavallette.
Nel contempo, non visto, si accarezzò la folta chioma come segnale per Pi-Nin, ma quell'anima bonsai come suo solito era distratto. Dalla sua posizione sopraelevata scrutava i “decolté” delle procaci donzelle dell’harem invece di tener d’occhio Pin-Nao che dovette ripetere molte volte il gesto, suscitando il sospetto nel guardiano che l’apostrofò malevolo: “Oh grullo! O’che tu c’hai li pitocchi?”.

Proprio in quel momento Pi-Nin soffio nella cerbottana e scagliò rapido come un rutto di Drago il proietto avvelenato. Forse a causa dell’erezione che lo distanziava ritmicamente dalla colonna il tapino sbagliò bersaglio.
La freccia si conficcò nella fronte del Maestro che, solitamente imperturbabile, si abbandonò in quel frangente ad ogni genere di maledizione in tutte le lingue parlate e in quelle morte all'indirizzo del ritardato allievo.
Poi cominciò a sbadigliare.
Il Sommo aveva solo pochi secondi per bere l’antidoto, constante in una miscela segreta di salsa di soya, ginseng e campari soda.
Lo tracannò lesto dalla fiaschetta che portava in tasca e si riprese dal mancamento dopo qualche attimo.
Al secondo tentativo Pi-Nin colpì invece un’odalisca che passava vicino ai due conversatori con un vassoio di frutta secca, la quale stramazzo a terra come un leopardo narcolessico.
De Pretis insospettendosi sempre di più cominciava a dar segni di nervosismo. Avrebbe chiamato certamente le guardie se al terzo tentativo la freccia di Pi-Nin non fosse giunta finalmente a segno.
E così fu. L’eunuco, dopo pochi istanti, cadde a terra emanando una flatulenza da ippopotamo che modificò il microclima circostante per circa otto minuti.

Sceso dalla colonna con un salto Pi-Nin si gettò a terra ai piedi del suo ieratico Maestro.
“Chiedo scusa, divino, ma la natura mi ha impedito di giunger subito a segno”.
“Non preoccuparti, figliolo” proferì benevolo il Saggio con voce rassicurante e lo aiutò a rialzarsi.
“Grazie!” disse l’allievo incredulo e così facendo abbassò la guardia.
Si avvide troppo tardi della terribile botta elargita dal grande Monaco. Il colpo, detto “il pugno tonante della scrofa grufolante”, lo raggiunse al petto rompendogli almeno tre chackra.
Rianimatosi dopo una secchiata di acqua gelida il nipote poté comunque partecipare al gioco con i rimanenti chackra ancora funzionanti, specie i due più importanti detti “I kiwi del paradiso”.

“Il più è fatto ora comincia il divertimento”, affermò sfregandosi le mani Pin-Nao e con continuità spiegò le regole del gioco.
“Questo gioco di origine cinese si chiama: il salto della quaglia. Le ragazze si spoglino e si mettano carponi, io e Pi-Nin vi salteremo sopra, se si sbaglia il salto infilzando la compagna di gioco si paga pegno”, così dicendo Pin-Nao si liberò in un attimo dei vestiti lasciando gli astanti stupificati alla vista del drago dall’occhio solo già perfettamente totemizzato.
“Evviva” dissero in coro le giovani liberandosi a loro volta dei veli e ponendosi nella posizione prescritta detta anche: alla traditora.

Fu un’apoteosi.
Pin-Nao salmodiava un mantra segreto: “Son di Salò sul più bello me ne vò”, e così recitando saltava e montava come un bufalo cafro infoiato.
Pi-Nin dal canto suo, dopo un po’, ebbe i primi segni di cedimento e riuscì a fare quello che poteva per star dietro al maestro con i suoi due chakra ormai sgonfi.
Anche Sherazade partecipò giuliva approfittando contemporaneamente del vigoroso Monaco e del molliccio assistente, quest'ultimo che canticchiava nel mentre: “Con la lingua e con il dito, non son ancor finito”.

Giunta l’alba i due si ritirarono in buon ordine nella loro stanza.
De Pretis invece si svegliò con un tremendo mal di testa, dimentico dell’accaduto, ma con un fastidioso bruciore alle terga.

Prima di addormentarsi Pin-Nao si rivolse al nipote: “Pi-Nin, l’eunuco potevi evitarlo”.
“Scusi maestro”, disse il protoumano, “Nella foga del gioco ho fatto pagar pegno anche al guardiano…”
Il buffetto lezioso di Pin-Nao mise fine al rimbrotto: “Ora dormi, ominide, e non peccare più. Domani si torna a casa, appresta i bagagli di buona ora e svegliami alla mezza”.
“Oui, Maitré!” disse Pi-Nin che masticava anche un po’ di francese.
Nella stanza calò come un sipario pesante un sonno soddisfatto.

Il destino aveva seguito il suo svolgersi così come è scritto nel Tao Te King: “Compiuto il compito ritirarsi, questa è la Via del Cielo”.
Cazzo!

Tratto da: I viaggi di Pin-Nao e suo nipote- IV sec. A.C.

martedì 16 settembre 2008

DUBBI AMLETICI

Dottoressa: Ma lattulosio e olio di vasellina
sono efficaci x la stirtichezza?
Ma si rispose l'avvenente dottoressa
con voce vagamente annoiata
E per la stipirezza vanno pure bene????????
Ma no per quella l'ideale
son le supposte alla nitroglicerina ,
prescrisse lei con voce languida....

Tratto dai Dialoghi Medico&paziente
autore C&C

Il potere della parola

Allora dottore, cosa pensa delle ultime analisi ?

- Mio caro signore, le dirò, le si prospettano, presto, stormi di volatili a PH basso.


L'uomo uscì rasserenato, ed essendo privo di una cultura di base, non fu nemmeno sfiorato dal fatto che potesse trattarsi di "cazzi acidi".

un amore non consumato

Il giraffo e la cangura si innamorarono perdutamente, ma nonostante i ripetuti tentativi di copula, ogni volta si risolveva tutto in un fallimento, ed ogni volta era ancora più umiliante.

La cosa più coinvolgente che riuscirono a fare fu quando lui le leccò il dentro del marsupio.

dita a martello

Caro Signore,
si accomodi, che le spiego quali possano essere i rimedi per le dita a martello, anche chirurgici, disse l'ortopedico.

Senta, disse l'uomo, si potrebbe prima cominciare a parlare del fatto che ho il pisello secco come un chiodo, che mi da molto più disturbi ?

domenica 14 settembre 2008

Pitiuse mon amour


Scese con passo agile dall'aereo appena atterrato sulla pista lucida di pioggia leggera.

Una volta giunto a casa venne però soverchiato dal rumore del silenzio.
La sua mangifica dimora, tutta tempestata di stanze etniche in stile mediorientale, lo guardava in attesa di un cenno, ma lui non riusciva a muoversi.

Pareva una statua Maori.

Pensoso e assente nel medesimo tempo venne colto da una breve poesia melanconica che lo raggiunse superando la scogliera della sua abbronzatura.

Avvenne proprio mentre guardava dall'ampia finestra del suo salone, ora spoglio di risate, con le lenzuola bianche come sudari adagiate sui mobili antichi.

La città brulincante e grigia faceva da sfondo alla sua vista, ma negli occhi ancora la sabbia e il mare.
Il ricordo sorse languido.
Eccolo con la memoria in quel "cerenghito" sulla spiaggia, dove adagiato su cuscini di cotone, aveva sorseggiato una "sangria blanca" dal gusto squisito.
La lenta risacca insieme al caldo gli sussurava: "Resta per sempre".
Una stetta gli serrò il cuore.
Come Ulisse anch'egli aveva scelto di legarsi, non certo all'albero maestro della sua nave, ma alla propria quotidianità per resistere al richiamo delle sirene dell'isola.

Solo il pensiero del lunedì rendeva migliore questa domenica triste.

un caso di Haemo

Si sieda, disse l'esimio alla bellissima donna davanti a lui (la ASL non accettava per Heamo iscrizioni di donne meno che strepitose).

Lei, avanzando verso di lui, con un paio di decollté rosse tacco 12 si sedette e sospirò.
Vede dottore, quando ho le scarpe ho sempre visioni orribili, pesci che escono dal lavandino e mi azzannano, draghi che cadono dal cielo sputando fuoco, serpenti che strisciano fuori da ogni dove e mi soffocano.

- Signora, da oggi indossi solo le Crocs, nessuna specificica indicazione sul colore, che è a sua scelta, e poi torni fra una settimana.

La settimana successiva la signora tornò da lui sorridendo e finalmente serena, non più preda delle orribili visioni.

Grazie dottore, sapevo che lei è unico, sono guarita senza medicine. Ma ora mi dica, che nome aveva la mia malattia ?

Signora, era un chiaro, evidente, palese, caso di alluci-nazioni; le scarpe arrapanti che lei indossava (e il pensiero gli corse alla prima volta che l'aveva vista) le premevano gli alluci e le provocavano le visioni che mi ha narrato.

La signora, ovviamente, libera dai suoi incubi gli si concesse sul lettino, libera di pensare solo a lui e non a qualche maleficico mostro a innumerevoli zampe che sempre era in agguato.

sabato 13 settembre 2008

Sex and the country

"Scrofizzati tesoro" sussurrò lui con complicità, lei grugnì amorevole poi si scrofizzò.
Fu bellissimo, dopo, centellinando un Madera di 30 anni , si divertirono un mondo a grattarsi via le croste di formaggio.

sabato 6 settembre 2008

...continua 2... Termodinamica (haemo e jean sono la stessa persona?)

Ieri ho incontrato tuo figlio, gli ho detto buongiorno lui mi ha detto "chi cazzo sei?" Gli ho risposto "ma sei scHaemino? ti sembra il modo? sono tuo padre".
"Scusa non ti avevo riconosciuto, sembri più alto"
Haemo scusa, ma come lo abbiamo educato io e tua moglie? A proposito come cazzo si chiama?

venerdì 5 settembre 2008

Carmina burina

“Professione?” chiese l’impiegato dell’anagrafe al signore che doveva fare la carta d’identità.
“Zampognaro” rispose il signore.

mercoledì 3 settembre 2008

Fine di un amore

Basta, disse lei, con gli occhi rossi di pianto.
Me ne vado, sei solo un porco. Sì, solo un porco.

Mise le sue cose in una piccola valigia e, senza girarsi indietro neanche una volta se ne andò.

La porta che si chiudeva ed il rumore dei suoi tacchi per le scale furono come il colpo di grazia che finiva di uccidere quello che era stato un grande amore.

Vabbè, pensò fra sé e sé, come disse Rossella Brescia, o era O'Hara Borselli, domani è un altro giorno, e si avviò verso il bagno.

Si spogliò lentamente, si guardò allo specchio e compiaciuto ammirò il suo corpo roseo e compatto, coperto da una sottile peluria.
Fece un po' di smorfie arricciando il naso e si immerse nella vasca.

Piccoli schizzi di fango cadevano sul pavimento e sulla parete , ma lui era così felice che non ci fece caso, e cominciò a grugnire ed a grufolare di piacere, mentre il piccolo codino, nel fango, roteava vorticosamente.

il Giappone piange la partenza di Visir

ci sono piogge torrenziali e città inondate dai fiumi straripati.

Molto colpita è la città di Okazaki, che è pure l'esclamazione del cittadino medio che scende dal letto e si trova l'acqua a mezza gamba.

Porporina insonne, maremma maiala

martedì 2 settembre 2008

Il centauro pesto (l'adunanza?)

Pin-Nao, monaco Taoista e Maestro di massimi sistemi, dormiva e sognava.

Un sogno particolare, visionario e preveggente, come spesso gli accadeva quando mangiava troppi involtini primavera in salsa wasabi e beveva la grappa al temibile fungo Fugurai giapponese, dono di un Visir ottomano.

La profezia era avvolta dalle nebbie di un futuro lontano. In questo paesaggio onirico i suoi passi calpestavano una strada grigia fatta di una terra compatta senza polvere. Intorno: pagode di pietra alte ma diverse da quelle cui era abituato.
Il rumore del mare giungeva da lontano, misto al profumo di basilico e pinoli.
Inaspettatamente gli apparve da dietro un angolo un mostro orrorifico a due teste che parlava una lingua bizzarra e cantilenante.
L'essere deforme lo guardava curioso con una leggera nota canzonatoria nello sguardo, specie nell'occhio sinistro. Molto sinistro avrebbe detto il monaco.

"Sei tu forse un demone?", domandò Pin-Nao, sbarrandogli la strada e adottando l'invincibile posizione della gru infinocchiata.
Il demone di rimando proferì parole dal sapor oscuro: "Te sbati il belin su scheeja, brut cines".
Il Maestro colse la velata minaccia e per precauzione gli affibbiò un potentissimo calcio volante sincopato nelle gonadi.

Il diavolo bifronte cadde a terra con un barrito e ratto si trasformò in uomo: magro e dai capelli di un biancore abbacinante. Il mostro ora di forma protoumana montò, agile come un Panda gravido, su uno strano cavallo a due ruote parcheggiato nelle vicinanze. Sparì poi rombando all'orizzonte, gridando al vento con voce ora più acuta: "Porporina adesso come fo!".

A terra, dimenticato dalla creatura degli Inferi, una piccola pergamena vergata con il nome e l'indirizzo di un noto taumaturgo locale.

Il mistero si infittiva, le ombre si aggiungevano al buio. Mai Pin-Nao aveva veduto un simile prodigioso connubio di fatti e parole.

Egli si svegliò di soprassalto e chiamò a gran voce il fedele allievo.
"Pi-Nin! Non servirmi più involtini primavera per cena e sotterra lontano la botte di Fugurai...poi dimenticane il luogo".

Il giovine allievo, nella stanza accanto, interuppe per un attimo l'abituale allenamento onanistico nottourno e pronto rispose fra i grugniti: "Va bene maestro...Ora vengo".

Inspiegabilmente però, vicino al suo letto, Pin-Nao trovò il piccolo biglietto del sogno con l'indirizzo del grande Ippocratico. Avrebbe forse sfidato nuovamente l'ignoto seguendo questo segno del Tao sempiterno? Il futuro era però ancora incerto.

Riprese infine il suo sonno profondo, simile a quello della tigre sulla montagna, ma il presentimento di una grandiosa adunanza si fece strada in lui sempre più.

Tratto da: "Le centurie di Pin-Nao" IV sec. A.C.

lunedì 1 settembre 2008

Notizia vera

Su Repubblica on line ci sono le foto del Baba Bubble Rafting, che si svolge ogni anno vicino a S Pietroburgo.
Si tratta di una gara di hydrospeed, variante del rafting, da fare aggrappati ad un oggetto galleggiante lungo un fiume tempestoso e che ha, come "tavole" delle bambole gonfiabili.
Le regole sono quelle consuete, ovvero giubbotto di salvataggio e casco, ma viste le tavole usate c'è l'aggiunta di non ubriacarsi e di non intrattenersi con la gonfiabile, come è accaduto nel 2006 e con conseguente squalifica del concorrente !
Peccato non saper mettere il link, è bellissimo !

Ce ne sono di tutti i tipi, nere, rosse, con stampa di calze a rete, grasse e magrissime, con la parrucca e solo stampate, ma tutte con lo sguardo stupito e la bocca aperta, chissà perché hanno l'aria così sorpresa.

il caro estinto

Vorremmo fissare le esequie di zio Torquato - disse una voce triste al telefono - ma lui, per motivi di spazio, voleva essere cremato. Voi fate questo servizio ?

Certamente Signora, rispose una voce cortese all'altro capo del telefono, ma essendo la nostra un'azienda giovane, al momento non siamo attrezzati al meglio, però possiamo offrirvi un barbecue.

Le esequie si svolsero dopo quasi una settimana, perché le due fazioni di parenti non riuscivano a mettersi d'accordo se lo zio doveva essere ben cotto o al sangue.

O' famo strano ?

Disse Luca Marin a Federica Pellegrini.

Sì, disse lei con gli occhi sognanti; rana, dorso, delfino o stile libero ?