martedì 15 luglio 2008

Divertirsi è una fatica


C'è poco da divertirsi, in senso generale, ma anche nel particolare.

In senso generale, perchè tutti conduciamo una vita disperata (in senso lato, ma non troppo), e non vedere questa "disperazione" è impossibile.
Nel fondo di ogni cuore c'è l'intima sensazione della vacuità della nostra esistenza, dell'incertezza del futuro e di contralto la sicurezza della morte e della sofferenza.

Urca! Direte voi.
Toglietevi le manine da lì, che tanto lo sapete anche voi nonostante i gesti apotropaici.

Nel particolare invece, soffriamo anche quando siamo felici, siamo solo distratti, ecco tutto.
Ogni cosa che da piacere crea dipendenza, ogni affetto poi ha in seme l’abbandono, ogni sogno al risveglio crea una frustrazione.
E' il contrario dei diamanti di De Beers: niente è per sempre.
E inutile raccontarsela.

Quelli più simpatici (in senso etologico) sono quelli che hanno paura di sembrare sfigati.
Allora giù macchinoni e modelle ventenni al seguito, locali alla moda (siamo in lista, please) mentre gli altri fanno la fila.
Salvo poi vederli tirare cocaina nei bagni, con piastrelle firmate però, e ragliare felici.

Ne conosco molti.
Gli altri non sono messi meglio, solo che avendo meno soldi possono fare meno danno (a se stessi).

Quando capito in qualche festa, alcune socialmente elevate, chissà poi perchè, vi partecipo con ornitologica dedizione.
Osservo i miei co-abitatori bipedi di questo strano pianeta, con la speranza ahimè molto spesso disattesa, di trovare l'Uomo giusto (Diogene insegna).

Il massimo godimento io lo trovo nell'incontro con l'altro. Ma che tipo di incontro?
Un incontro vero, anche se a volte fuggevole. Profondo però e in alcuni istanti coinvolgente o sconvolgente che in fondo è un po’ la stessa cosa.

“L’occasione fa l'uomo onesto” dice un mio amico, ed io cercò la virtù del saper vivere in ogni occasione appunto.
Trovo generalmente molta gente che brancola nel buio dell'incoscienza, ma qualche volta faccio buona caccia.
Conservo nel mio cuore questi trofei come un vecchio cacciatore inglese colonialista, ritornato in patria ormai disilluso.
Adornano lo studio della mia memoria, con ricche buoserie in legno di palissandro e un antico samovar proprio nell'angolo vicino alla finestra, i volti e le situazioni vere della mia vita.
Allora sono sazio e penso di non aver speso invano il mio prezioso tempo, accendo una sigaretta e sorrido.

Da quando poi ho smesso di cercare di divertirmi ho cominciato a vivere, e vi garantisco che è molto meglio.

La verità è spesso vicina, ma la ricerca è certamente lontana.

3 commenti:

Porporina ha detto...

Anche Porporina è lontana, ahimè

Haemo Royd ha detto...

Tutto è sogno, grazie a dio tutti hanno il diritto e la libertà di sognare, poi il buio, ma non quello della notte di un bambino, quello uterino delle stelle, eravamo stelle e ridiventiamo stelle.
E così sia.

Visir ha detto...

Adamantino Rohid, la sua teoria rimanda a quella di Ivanovic Gurdjieff e mi ha sempre affascinato.

Possa l'Uomo reale brillare in lei anche attendendo alle umane facezie, sin anche quando bascula il bacino.

Come fulgido stendardo, in balia dei venti della passione, ella addita il cielo ben piantato nella femminea terra.
Ora mi congedo altimenti gli infermieri di neurologia si inquietano se non mi vedono nel letto con la camicia di contenzione (ma con il mio monogramma ricamato sul costato).

Cordialità