lunedì 13 ottobre 2008

The beauty and the beast


Ebbene si. Era perdutamente innamorato della sua insegnante di Danza Tribale.
Si era iscritto per far piacere ad un’amica a questo corso appassionandosi poi alle danze rituali, ma dopo poco si era reso conto che lei gli era entrata nel sangue.
Non ci aveva fatto molto caso all’inizio, certo bella era bella, ma non era il suo tipo, così aveva pensato la prima volta che l'aveva vista.
Dopo pochi mesi non viveva che per lei.
Non molto alta, con una cascata di capelli castani mossi, il corpo magro, ma con glutei forti e perfetti, le cosce piene poi lo avevano ammaliato.
L’ultimo baluardo di decenza con se stesso era caduto quando si era perso nei suoi occhi: neri, profondi, che emanavano un’energia inquieta e sensuale. Tribale appunto.

Aveva provato di tutto.
La gentilezza, risultata inutile, infranta sugli scogli delle sue risposte taglienti.
Gli sguardi fiammeggianti, spenti dall’onda della sua indifferenza.
Le proposte velate di lussuria evaporate al sole dell’ironia di lei.
Ella lo aveva stregato, ma lo ignorava.
Eppure lui era un bell'uomo, abbastanza ricco e anche colto, ma pareva trasparente in sua presenza.

Un giorno mentre lei stava parlando con altre donne alla fine della lezione le aveva sentito dire: “Voglio un uomo con le palle”.
Lui si era domandato se fosse un maschio di tal carattere. La voce diabolica del suo Io pusillanime gli era rimbombata nel cervello: “Se te lo domandi vuol dire che non lo sei”.
Proprio quella sera giunto poi a casa si era autoerotizzato per tre volte di seguito. Solo lo sfinimento lo esorcizzava dal pensiero del suo amore.

Capitò poi inaspettatamente, come sempre accadono le rivelazioni illuminanti.

La lezione era finita e si era attardato più del solito per una lunga doccia. Uscito dallo spogliatoio la scuola era ormai deserta.
Si avviò docile verso l’uscita, ma il suo udito fu richiamato da uno strano rumore incalzante come di colpi sul legno. Curioso seguì questa traccia sonora fino al camerino della sua insegnante, il cuore in gola, le orecchie gli ronzavano dall’emozione, ma doveva vedere, capire.
La porta era appena accostata, e lui la spinse appena per poter scorgere all’interno.
Così vide.

Un grosso culo peloso che si muoveva spasmodico. Non capiva ancora.
Apri un po’ di più ed ecco che la scorse. Le gambe aperte, le mani avvinghiate ai fianchi grassi dell'uomo, il viso trasformato dal piacere. Era seduta su un tavolo di legno usato per il trucco. Le luci accese degli spot intorno allo specchio sul ripiano le facevano corona , sembrava una Madonna blasfema.
Il chiarore della stanza era spietato.
Lo stupore giunse all’acme, quando vide che a cavalcarla così era l’uomo delle pulizie.
Un ritardato mentale che si occupava di sistemare le stanze e pulire i cessi. Lo aveva notato distrattamente qualche volta, aveva il volto coperto da una folta barba da cavernicolo, il corpo tozzo, grasso e basso. Si muoveva con un passo dondolante da orso. Di solito puzzava di sudore e lasciava dietro di se una scia persistente. Allo sguardo vacuo del microcefalo non facevano seguito che versi gotturali.

Ed ora, quel essere infimo, quel subumano era dentro la sua Dea e stava godendo con inconsapevole lussuria l’oggetto dei suoi desideri. Un essere volgare che possedeva con brutalità quella Venere che danzava come un angelo.
Giunse infine al climax, il “bestione”, emettendo a bocca storta un grugnito soddisfatto. Il viso di lui senza la minima intelligenza deturpato, se mai possibile, da quella smorfia di godimento. Lei invece gli era avvinghiata con le bellissime gambe divaricate, gli occhi chiusi e il viso radioso. Anche in quel momento non poteva fare a meno di desiderarla.
Mentre "l'essere" si tirava su i pantaloni della tuta di lavoro vide ancora e credette di capire.
Il "mostro" aveva un membro molto grosso, ma la cosa veramente incredibile erano i testicoli: come due arance Tarocco di Sicilia.
L'animale rinfoderò soddisfatto il tutto nelle braghe e si diresse senza una parola verso il secchio e lo spazzolone.

Ora non c'era più nulla da vedere ne da capire.
Tornato a casa ingoiò tutta la confezione di barbiturici e si mise nella vasca da bagno piena di acqua bollente. Incise le vene dei polsi e attese. L’immagine di lei si dissolse lentamente dalla sua mente…finalmente libero, e fu l'ultima cosa che pensò.

11 commenti:

Porporina ha detto...

In effetti lei era proprio una bestia !
Però, da qui a definire lui bello, mah.....
Jean, prima che lo dica tu, in quanto uomo delle pulizie sapeva scopare eccome. Tiè

Haemo Royd ha detto...

Classico esempio di ipersoluzione, ovvero quando la soluzione diventa peggiore del problema che cerca di risolvere.
Finale alla Haemo: le megapalle del cavernicolo dondolavano mentre lo sodomizzava ed urtavano ritmicamente contro le sue, in una sorta di click clack carnaceo, sentiva il piacere salire e al grido di : " vengo vengo bel porcone!" venne nell'ano elastico e virginale del bruto.
" metto giù io o metti giù tu?" gli chiese dopo qualche ora al cell lo sguattero che si era innamorato perdutamente.

Visir ha detto...

Grande finale che ribalta le prospettive di un sentire lineare.
Salvifico il suo epilogo che denota la sua immensa disponibilità nei confronti del genere umano e della capacità di scelta.
-L'importante è godere-, sembra dire il suo inciso,-basta essere sufficentemente aperti per trovarne il modo-.

Per uomini come me invece resta il sapor amaro ma vero di chi non ha speranza.
Ed allora ridere anche e soprattutto della tragedia di questo paradosso che molti si ostinano a chiamare vita...
Una risata grassa che non si può mai sapere se sia folle o saggia.
Ciapa lì.

Haemo Royd ha detto...

Ecco un fulgido esempio di controcommento "Ciapafiga".
Affermo non ci sia donna capace di resistere ad un uomo che dica cose come lei Esimio Visir.
Amarezza, disperanza, visione ultraromantica del mondo et voilà tacca il sbrodolìo.
Ciapa sù.
H.

Porporina ha detto...

Se le donne la smettessero con la missione dell' io ti salverò, la sindrome della Florence Nightingale, quanti meno libri idioti, lettere ai giorni e più sorrisi avremmo.
Visir, si srotoli il turbante, che la consolo e la turbo io. Lei, metta il turbo, però.

Visir ha detto...

Adamantino Royd, nemmeno io mi posso sottrarre alla sua acuta diagnosi.
Che dire dunque: tacere e meditare sarebbe cosa buona e giusta.
Purtroppo sono vittima di me stesso, ovvero l'ultimo dei maniaci sentimentali.
Mi ritraggo nel mio antro cercando di indossare la beata veste di serenità e pace e realizzare così la luce non nata.
Urca, mi sa che devo cambiare cura di ansiolitici.
Ciapo e purtaa a ca' :D

Pino Amoruso ha detto...

Ciao, mio malgrado qualcosa mi costringe a promuovere una iniziativa contro la Riforma Gelmini che mira a distruggere la scuola pubblica ed a creare migliaia di disoccupati. Troverete da me i link per sottoscrivere una petizione e per inviare una mail al Presidente della Repubblica...

Continuiamo a far "RETE"... Aiutatemi a diffondere il messaggio!!!

A presto ;)

Bluvulvet ha detto...

Ahi ahi ahi mon petit Visir questo racconto mi puzza vagamente di "invidia del pene"

Octuagenario ha detto...

O mio Dio, Visir, non mi dica che anzichè da visir è stato degradato al rango di eunuco! o_O

Visir ha detto...

A Blu:
Pene?
Mi ricorda quella ragazza che frequentava un club di intellettuali e parlando con una amica che gli chiedeva cosa facessero disse: "Parlano, parlano poi ogni tanto gli succhio il pene".
L'amica (illeterata) di rimando: "Cos'è il pene?"
E lei: "E' come il cazzo solo più molle".
Ecco.

Jean du Yacht ha detto...

Buono a sapersi, Dora Impoi starò molto più zitto.