lunedì 6 ottobre 2008

Sabato pomeriggio

Avevano passeggiato per il centro tutto il pomeriggio, non si tenevano più nemmeno per mano, guardavano le vetrine, facevano commenti stanchi, parole che rimbombavano nel vuoto della loro coppia, nonostante la confusione del sabato pomeriggio.

Erano fermi davanti ad una vetrina di gioielliere, lei guardava le cose luccicanti, gli anelli, e ripensava a quando lui era apparso con la piccola scatola di velluto blu che le aveva fermato il cuore. Tutto finito, ora c'era solo noia ed indifferenza.

Dai, disse lui, andiamo, si fa tardi

Non posso, non ce la faccio.

Ecco lei, sentiamo, hai un'improvvisa paresi ? Eh, o vorresti forse l'ennesimo brillocco da ostentare con le tue amiche e dire che te l'ha regalato quel deficiente del tuo fidanzato ?

Lei, come colpita da uno schiaffo, cominciò a piangere: ma che dici, ho bisogno del tuo aiuto , davvero, non ce la faccio, da sola non posso. Aiutami, ti prego.

Ah, non puoi ? Ma tu non eri la donna libera ed emancipata ? E ora vorresti commuovermi con le lacrime da servetta di un romanzo d'appendice ?
Nessun aiuto serve se non il tuo, non puoi usarmi come stampella per le tue nevrosi, per le tue debolezze, io che mi ero innamorato di te perché camminavi a testa alta verso il futuro.
Se ne avrò voglia, nei prossimi tre secoli, forse ti chiamo. Si girò e se ne andò.

Lei, senza parole, si chinò, e faticosamente tolse il tacco della scarpa che le si era incastrato nella griglia di aerazione davanti al negozio, e siccome nello sforzo il soprattacco se n'era andato, si allontanò con un suono di tip tap nelle luci della sera che illuminavano il suo viso rigato di lacrime.

2 commenti:

Pipoca ha detto...

inebriante.

il tacco incastrato non è da molti, né i tre secoli!

Haemo Royd ha detto...

Ben le sta! Così impara ad essere chiara, arzigogolona come quasi tutte le donne.
Lui è un santo ma una cosa mi sfugge, era il tacco destro o sinistro?