sabato 20 dicembre 2008

Racconto di Natale

L'angelo, come ogni anno, era stato messo sulla capanna, con l'aureola appesa ad un chiodino piantato sul tetto della capanna.
Reggeva fra le braccia il cartiglio con la scritta "Gloria" ed aveva le ali spiegate.
Ma il suo viso non era sorridente; anzi, era decisamente imbronciato, e come ogni anno i pastori che si avviavano verso la capanna non mancavano di notarlo.
Guardalo, roba da vergognarsi, ha una posizione privilegiata, tutti sanno chi è eppure ha sempre quel viso a mal di corpo.

La vecchina che filava, poco distante, cercando di calmare le acque diceva che forse il poveretto aveva male alle braccia, sempre in quella posizione, sempre con le braccia stese, senza potersi muovere, e lei ne sapeva qualcosa, visto che era di cartapesta e proveniva da un presepe dei nonni dell'attuale proprietaria.

Macché, disse un pastore giovane, di plastica, un po' troppo alto rispetto agli altri personaggi, e che tanto si vantava della pecorella che teneva sulle spalle: lo so io perché è così, io leggo, mi informo, ascolto. Lui è così perché è un interinale, sa già che il 6 gennaio lo licenziano, e per tutto l'anno non troverà di certo nessun altro ingaggio.

No, no, disse il fornaio intento a sfornare panini di gesso da uno scintillante forno illuminato da una lampadina.
la verità, cari miei, è che c'è crisi dappertutto, e con tutto quello che succede gli girano anche a loro.

Il vasaio che attraversava il ponte si girò di scatto, pronto a rispondere e ad intavolare una discussione sul sesso degli angeli, che in quanto privi non potevano avere giramenti, ma poi pensò che era meglio guardare avanti e non perdere la strada, che era ancora lunga e piena di pericoli, specie quando quel diabolico gatto non entrava lì dentro e come prima cosa lo buttava di sotto.

L'angelo ascoltava tutte quelle chiacchiere senza costrutto, e facendo l'indifferente sbatté un po' le ali per sgranchirsele. Il chiodino che lo reggeva cedette e per la seconda volta quella settimana cadde di sotto, proprio sul muso del bue, che compreso nel suo ruolo cominciò ad alitargli addosso, visto che la mangiatoia sarebbe stata messa solo la notte di Natale.

Ci risiamo, disse, e poi dicono che le feste mettono tristezza, devo ancora decidere se preferisco stare 11 mesi in cantina incartato o un mese a farmi raccattare e riappendere, fino alla prossima caduta.
Una lacrima gli scivolò lungo la guancia rosa e cadde sul muschio.

2 commenti:

Favoloso ha detto...

Hai descritto il presepe di casa mia! La vecchina in cartapesta, il pastore gigante con la pecora sulle spalle, l'angelo che cade sempre...
E poi povero angelo, interinale anche lui. Se proprio gli girano qualche palla gliela può prestare l'albero, no? ;-)
Saluti a Hemo che ultimamente latita: ancora non l'hanno acciuffato? Sarebbe ora!

Anonimo ha detto...

"Gloria"..manchi come il sale,sciogli questa neve che soffoca il mio petto oh oh ti aspetto Gloriaaaaaaaa
Gloria,
manchi tu nell'aria,
manchi ad una mano,
che lavora piano.....ed ho detto tutto!
Cortesemente,la "GLORIA" del cartello è pregata di recarsi al Presepe e far tornare il sorriso a questo povero angelo!