martedì 21 aprile 2009

Zenit e Nadir


Lo Zenit (noto al mondo come il Pizzarro) e il Nadir (Nazir) sono le due antitesi occulte che sostengono una tesi fra le più fondamentali.
Quale? Naturalmente la legge alchemica del "Menga" che nella tradizione Sufi dei Dervisci corrisponde alla danza rotatoria che porta alla catarsi.
Nei due omologhi viventi invece (Il Nazir e Il Pizzarro) si manifesta con una notevole rotazione delle parti basse del corpo, quindi potremmo definirla una sorta di danza interiore, scrotale, nascosta certamente esoterica.

Il Pizzarro (a volte tradotto come Bizzarro) è l'archetipo dell’ego, ma non un ego normale, bensì un ego superdotato ed erroneamente definito: "Cazzone".
Esso è nell'immaginario comune: "il Palese", "il Manifesto" e a volte anche "La Gazzetta dello Sport".
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Di converso il Nazir appare invece, nell'universo fenomenico, schivo, malleabile e rappresenta invece il nascosto, l'inverno Belga, l'acqua fredda delle Fiandre.
Egli è dunque l'inconscio; Ed anch'esso erroneamente viene definito come incosciente, sacrestano, bilingue, falsone.
Nello sciamanesimo Andino viene chiamato: "El Pajero".
Tutte queste sono però interpretazioni semplicistiche di questi due Psicopompi e gli aggettivi detrattivi sono palesemente forvianti, ma esatti.

Nei millenni queste anime raminghe vagano a ramengo.

Una (Il Pizzarrone) sorvola le terre emerse in costanti pellegrinaggi (la Francia ultimamente con le sue cattedrali pare essergli congeniale).
A volte vive in piccole isole ospite di lussuose residenze messe a disposizione dai suoi occasionali consanguinei, nel caso sono utili anche gli affini oppure i semplici conoscenti, purchè abbienti.
Come un Cuculo, il Pizzarro, depone le sue due uova nel nido ospite e, una volta giunte a maturazione, vola via.
Qualcuno potrebbe definirlo un Maestro del trascen-dente, di cui conosce ogni otturazione.
Egli dispensa con generosità le sua saggezza stomatologica ammaestrando le genti alitanti ed esultanti.
Però la sua anima inquieta sente sempre il bisogno di partire (senza assicurazione alcuna) per non essere confinata mai in un rapporto, in una soluzione che vivrebbe come una trappola.
E' il mutamento personificato e stropicciato.
Solo in questo continuo cambiamento egli trova la certezza, appoggiandosi talvolta al bastone che la Natura gli ha offerto (nella tradizione cinese definito come -il Drago con un solo occhio-) per riprendere fiato e ricominciare un nuovo pellegrinaggio.
Saltuariamente torna alla avita magione pascendosi nelle immense stanze del giusto riposo.

L'altra, il Nazir (Nasune nella traslitterazione italiana) invece non si sposta mai.
Apparentemente immutabile, il suo corpo pare non essere scalfito dal tempo (ingordo e corruttore) se non per delle curiose capigliature sempre più rarefatte con cui si adorna (per altro con scarsi ed incerti successi estetici).
Vive in un piccola stanza, una sorta di antro, di foggia mediorientale molto tranquillo.
Nei pressi di questo luogo sacro di elaborazione interiore e meditazione trovasi un animale Totemico: il Ciro, guardiano dalla forma gnomica e dalla voce di Putto che ne protegge il riposo e funge da sentinella impavida a questo Tabernacolo.
Sorvolando sugli aspetti esteriori il Nazir è come detto il naturale contrappunto al Pizzarro, in una simbiosi osmotica di non facile definizione.

Questi due "elementi" sono come Yin e Yang i due famosi scoiattoli giapponesi. Essi però non vivono insieme e non litigano per le noci, ma alla fine è uguale.

Nella loro, a volte, polverosa esistenza, indulgono nel gioco degli scacchi che li accomuna nelle notti di plenilunio in un curioso rituale che li avvince in una sfida mortale.
I due contendenti, contrapponendosi con astuzia levantina e barando, a volte spudoratamente nel gioco (in ispecie il Nazir), dipanano, discorrendone le problematiche relative alla vita, alla morte e soprattutto al parcheggio dell'automobile. Nascono così discussioni filosofiche di alta caratura, ma di nessuna utilità pratica.

Essi in questo modo esplicitano e significano una saggezza molto Zen, ovvero: agire oltre lo scopo.
Per loro non è importante vincere, ma umiliarsi vicendevolmente con una denigrazione che nel Pizzarro è palese, mentre nel Nazir sorniona ed epistolare.
Questo apparente conflitto è epifania di una eterna riconciliazione.
E’ un costante moto di "Vaffanculo-Ti voglio bene" di Tankrediana memoria (solo di livello molto raffinato).

Alla fine questa dicotomia trova pace con il loro più sagace commento, un "mantra" antico, rivelatogli dal Marchese Alberto degli Ulivi , un Rosacrociano di grande saggezza creatore del Rito Massone Antico e Accettato dei Piedi Dolenti.
Il motto magico viene proferito di solito alla fine dei loro convivi, alle prime luci dell’alba in una sorta di celebrazione .
Così come il nembo di Giove Pluvio addita il cielo scagliandosi sulla terra, esso viene pronunciato inaspettatamente, come una folgorazione.
L'oratore di turno con voce greve, recita: "E' tutto un magna-magna", e proferita la sentenza di solito su di loro cala un silenzio pesante come un sudario.
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Infine si salutano con un cenno, e tornano alla propria vita come se non ci fosse un domani.
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5 commenti:

Haemo Royd ha detto...

Questa dottissima dissertazione mi ha portato alla formulazione di due interrogativi esistenziali:
1) l'antro di foggia è un monolocale pugliese?
2) Lo psicopompo è una perversa pratica sessuale orale con stimolazione psichica verbale? E se si, come si fa a parlare con la bocca piena? (che non sarebbe neanche tanto educazione).

Visir ha detto...

1)Si, è un monovano pugliese con proprietà antientropiche, chi lo abita resta per sempre Giovinazzo, ma anche un poco Bitonto.

2)Telepatia, esimio Royd: Ca va san dire.

Jean du Yacht ha detto...

In quel monovano pugliese, ubicato or nell'antro di Foggia or nel Bar-Letta or nel Trani a go-go [in pratica Tricase] il Giovinazzo un pò Bitonto [caratteristica non innata ma scelta, e si può affermare con provata inconfutabilità che l'individuo la sceglie ed essendo duplice la Bisceglie] si cimenta coi suoi pari in gare di Monopoli ove sono rigorosamente banditi i Bari, nessuno escluso, si sa la Lecce è uguale per tutti [ManDuria lex sed lex]
Appare superfluo aggiungere che il gioco termina con un Brindisi.

Lo psicopompo è un tipico [ma anche topico] uso [senza costume] di Alberobello e di Troia e talvolta [ma in condizioni igieniche carenti] di Trepuzzi.

Visir ha detto...

Beh che dire, dolce Jean, Lei è maestro nella rima baciata, cintura nera della parafrasi e anche esperto di geografia e geomanzia. Con una lingua come la sua certo farà felici molte lettrici.

Anonimo ha detto...

A quanto pare lo psicopompo, a gente come noi evoca una sola definizione, quella che l'esimio Royd diede e che pur'io ritenevo l'unica possibile.
Porp, che aveva bisogno di ridere un po' stamani, e ha riletto.