venerdì 9 ottobre 2009

Nudo e Crudo


Potrebbe capitare anche a voi e a me è successo di interrogarmi su cosa sono.
Perché dico “cosa” e non “chi”? Semplicemente perché non voglio partire per questo piccolo viaggio con dei preconcetti.
La mia osservazione mi ha portato a notare che il tanto esaltato “uomo” in realtà non è altro che una macchina. Un sistema organico, distinto e condotto da un organo molto complesso che chiamiamo cervello.
Ora, la bellezza del corpo è evidente nella sua perfezione meccanica, ma la mente? La cosiddetta mente esiste o possiamo definirla semplicemente un prolungamento sensoriale, un’architettura più complessa del cervello? Che senso ha poi sminuzzare e cavillare con le definizioni, il risultato è evidente.
Parliamoci chiaro: il cervello non è che un drogato.
Regolata da delicati equilibri biochimici la nostra, presuntuosamente definita, vita emotiva è determinata da sostanze che sono costantemente ricercate tramite quello che ingeriamo e più ancora con le situazioni e gli stimoli della realtà soggettiva.
Uno stato di dipendenza febbrile e cronica che fa sembrare al confronto un tossicodipendente all’ultimo stadio un fiore di primavera.
Questo è presentato al mondo come l’uomo moderno, libero, il supremo araldo dell’evoluzione, ma di che? Ma per favore..
In “nuce”, l’uomo, ha forse la possibilità di auto determinarsi, di emanciparsi dalla meccanicità dei pensieri e delle risposte stereotipate, ma un Uomo così io non l’ho mai incontrato, ho trovato persone parzialmente complete, ma nessuno libero da se stesso.

Questa riflessione, su cosa sono, mi accompagna da quando sono nato. Almeno dal momento che la mia memoria ha cominciato a registrare una serie di eventi e il mio cervello a iniziato a darne un senso. E’ naturale. Il cervello deve dare un senso a tutto; La sua funzione è di prevedere, interpretare, dividere, scomporre e infine trovare, in una serie di dati diversi, una correlazione cioè: un principio e una fine. Proprio per questo non fa altro che dividere tutto in due, in/out come un chip di un computer.
Di fatto l’interpretazione della realtà, la creazione delle religioni, della morale segue questo criterio: giusto/sbagliato, bene/male ecc. ecc.
Io penso che questo sia solo un modo di vedere le cose e neanche troppo funzionale.
Un modello adattabile a certi eventi, utile magari per progettare un’automobile ma nulla di più.
O provato a parlare con qualche d’uno di una nuova visione delle cose, di una diversa interpretazione della realtà che esula da questa dicotomia, ma mi ha preso per matto. Quindi di solito non parlo più di questi argomenti, però continuo a rompere le palle scrivendone talvolta, sono dei barlumi di coscienza personale cui mi diletto mettere nero su bianco.

Metto subito tranquillo chiunque legga queste parole: non ho soluzioni.
Se per caso siete alla ricerca di risposte andate a cercarle altrove e risparmiatevi la noia della lettura, lungo questo sentiero non si arriva da nessuna parte, perché non c’è posto migliore di quello in cui si è.
Dico che non ho soluzioni anche perché non credo che l’esistenza sia un problema ma semplicemente un fatto.

Certo non è un giardino di delizie, dove mi giro vedo sofferenza e se non la vedo è solo perché sono distratto o non ho voluto vedere.
Perché poi la realtà dovrebbe conformarsi alle mie aspettative? Io sono solo un suo ospite e per giunta momentaneo.
A volte resto attonito pensando che la vita è una condizione misteriosa creatasi da incredibili correlazioni e interdipendenze che ha determinato per esempio che io (?) ora sia qui a scrivere.
Il panorama completo mi sfugge, ma posso osservare i particolari e da questo “buco di serratura” è presuntuoso per me affermare qualunque cosa.
Volendo azzardare però tutto, ma proprio tutto, può essere spiegato senza tirare in ballo l’anima, Dio e tutti i santi canonizzati, e spesso una ipotesi più semplice è anche la più esatta.
Però a me non interessa spiegare un bel niente, a me piacerebbe vivere, ma vivere veramente, in un mondo reale a contatto con persone reali.
Su questo pianeta non trovo nessuno che non pensi ai soldi e non è schiavo di se stesso prima di essere un tiranno quando può o un servo degli altri quando deve.
Se volessi giudicare me stesso non mi sentirei onestamente di chiamarmi completamente fuori di questo, però con tutte le mie forze cerco di liberarmi.
Sono un detenuto in cerca di evasione, sto scavado un tunnel con la forza delle unghie, dovè sbucherò non ne ho idea. Nel caso vi mando una cartolina appena arrivo.
Questi miei compagni di cella mi appaiono come carnefici e vittime a secondo le circostanze della bieca convenienza.

Senza alcun ritegno sento parlare le persone della loro vita.
Importantissima, probabilmente solo per loro, in cui riversano ogni genere di ambizione e patema d’animo.
Pare che quando parlano di se vogliono vivere in eterno, anche se a me sembrano già morti da un bel po’.

Avete mai visto questi settantenni in giro per il mondo? Un delirio di viaggi. Vogliono vedere tutto in quindici giorni per poi tornare a fare la spesa al supermarket sotto casa e continuare il loro tran-tran che ha lo stesso spessore di una suola Vibram. Sono sempre trepidanti, forse per l'attesa di una nuova spedizione? Pare che non si possono presentare al Padreterno se non hanno tutto il passaporto timbrato!

I Ragazzi? A me paiono delle mezze seghe con sguardi da triglia, masticano avidamente tutto quello che gli metti davanti, senza il minimo discernimento.
Il loro unico senso di sopravvivenza è concentrato nel divertirsi ad ogni costo, senza sapere cosa veramente gli possa dare felicità.
Senza un ideale che possa rendere più grande la loro realtà.
Sedati da un condizionamento capillare, vogliono tutti le stesse cose che li renderanno tutti finalmente uguali: delle pecore.
Quelli di mezza età (come se ci fosse una sorta di contratto con Dio per vivere almeno ottanta anni) mi fanno ancora più una pena.
Pseudo quarantenni drogati di lavoro, alla ricerca spasmodica di un parcheggio per il Suv, con i loro abiti tutti uguali e l’alito pesante da acidità cronica di stomaco. Le mogli finte che sembrano di plastica con quelle voci isteriche e quei marmocchi viziati, impauriti e piagnoni. Il trionfo del nulla.

Vogliamo parlare del sesso? Una fregatura di proporzioni colossali sia per l’uomo che per la donna. L’uomo, che gli corre dietro come un cane. E la donna che lo esercita come un potere per tenere a bada il “cane”.
A volte i ruoli si ribaltano, ma non cambia un fico secco. E’ tutto una sopraffazione col trucco pesante di una baldracca, anzi peggio, almeno quella è sincera e non si ammanta di una nobiltà che non ha. Alla fine è solo una questione di mero interesse.
Un panorama umano desolante non so se si è capito.

Oggi stavo andando al lavoro in metropolitana e davanti a me camminava un vecchio (so che non bisogna dirlo), ebbene questo “vecchio” camminava anche abbastanza spedito, ma senza una vera trattoria cioè, sapete com’è, mi dava l’impressione che se gli fossi passato vicino mi avrebbe certamente urtato. Non che mi desse fastidio, ma pareva proprio vivere in un mondo avulso da ogni relazione.
Emanava un odore di dopobarba scadente, di quelli che usano i “vecchi”, tipo: sandalo e tabacco, ma alla fine il sentore che spargeva era di vetusto, ammuffito.
Avrei voluto prenderlo per il bavero e chiedergli: “Ma dove vai? Dove corri?”, ridestarlo dal suo torpore letargico. Se fossi veramente un uomo buono avrei dovuto invece sparargli alla nuca, semplicemente. Abbatterlo come un cavallo zoppo, per pietà, proprio davanti a quelli che aspettavano l’arrivo del treno. Sarebbe stato un grande insegnamento per tutti.
Scusate ma non avuto il cuore di farlo.
Poi mi sono domandato: Voglio ridurmi così? No.

Campare così e non essere più utile a nessuno, essere un uomo che è costretto a rivivere le stesse giornate noiose…Basta!
Quando toccherà a me mi farò forza e leverò le tende senza un fiato, spero di avere questo minimo di coraggio, un sussulto virile nei confronti del fato. Se mi ammalo gravemente non mi faccio curare, ho deciso.

Ecco li, sta moltitudine decrepita, che fa la fila negli ospedali e in farmacia.
Si fanno operare, sezionare e trapiantare di tutto, vivono (?) pieni di cannule e cateteri in qualche letto di ospedale, senza dignità, per rimandare ciò che è inevitabile.
“Si è salvato”, si dice di qualche guarigione inaspettata. “Ha solo rimandato un appuntamento certo”, penso dentro di me.
Capita anche che giunti alla terza età (che parole ipocrite) appassiscono rincoglioniti dai sedativi in qualche residenza per anziani.
Se gli va bene, o sono ancora in casa propria o a rompere i ciglioni ai parenti, passano la loro giornata abbruttendosi davanti alla televisione con la De Filippi che urla nelle loro orecchie ormai sorde a qualunque novità.
Tutto pur di continuare a stare su questo palcoscenico, anche solo per un giorno ancora. Non sono mai paghi della noia delle loro giornate, sono avidi di vita.
Se potessero si mangerebbero tra loro pur di continuare a pascolare.
Trascinati dal loro stesso destino, visto che non vogliono andarci incontro.

Li avete mai visti, i vecchi, quando si incontrano fra loro? Fanno la conta dei morti, l’elenco dei mali, poi si salutano augurandosi in cuor loro di crepare dopo l’altro.
Li aspetta di solito una pastina sciapa da mangiare in solitudine, un letto freddo dove non c’è amore e nonostante tutto sono incatenati alla loro stessa pena che considerano, pensate un po’, preziosa.
Bisogna aver il coraggio di mollare, quando è troppo è troppo.
Fuori le palle, un attimo e via, fine della storia, lasciamo il posto a un altro.

Salto come mia abitudine sopra spunti di vita, attimi rubati, colti al volo.
Probabilmente sono sottilmente uniti, più che da un filo logico, da una sensazione come quando si cerca la strada dopo essersi perso.
Perso e perché mai? Non devo mica andare da qualche parte.
Non è poi così importante.

La filosofia ormai pare disdegnata dalle persone.
La saggezza poi è da sempre ignorata, a me pare che è l'unica cosa logica da ricercare, il fine dell’uomo.
L’arte di vivere o come è altrimenti detto "la conoscenza di Dio e dell’Uomo", alla quale si arriva, o si dovrebbe arrivare, attraverso la vita.
Una vita però nella sua accezione più ampia, bella perché vera, grandiosa perché vissuta pienamente, poetica perché abbraccia il mistero e perché no, eroica. Un eroismo fatto, non di imprese, ma di pratica della virtù e di esercizio del vero bene.

Invece si pensa solo a riempire la “panza” dimenticando poi la fine che faranno queste pietanze così avidamente e faticosamente ricercate, ma voglio essere magnanimo, magari si riempisse solo quella.
.
E con questo finisco prima che cominci a parlare sul serio.

5 commenti:

Haemo Royd ha detto...

Periodo allegro eh?
La gente urlava dal parapetto del ponte all'indirizzo del giovane suicida che si era buttato nel fiume ed annaspava nell'acqua.
Un gendarme sopraggiunto imbraccio il fucile, prese la mira e:" esci subito senno' ti ammazzo" urlò.
Il ragazzo uscì.

Jean du Yacht ha detto...

SirVi lasci perdere codeste facezie, preferirei che lei ricominciasse a parlare sul serio, cioè come prima, prima della WAR, pardon RAW.

Visir ha detto...

Difatti non era un racconto serio, ma in linea col peggio di Denigrazione&Bassezza e volutamente ironico.
Un'ironia verso il nichilismo, ma anche sui modi di vivere questa esistenza, con i suoi stereotipi presenti anche nella controtendenza delle idee.
Certo non farà ridere, ma forse a qualcuno farà sorridere. Un sorriso amaro come quando si ride dei difetti degli altri sapendo nel profondo che un po' ci appartengono.
Una sorta di specchio di Alice, che fa intendere meglio il mondo se lo si vede per un momento attraverso uno specchio magico che cambia regole e punti di vista.
Almeno così è...Se vi pare. :)

Vanessa Valentine ha detto...

"Chi vorrebbe sudare e bestemmiare spossato, sotto il peso della vita, se non fosse l'angoscia del paese dopo la morte, da cui mai nessuno è tornato, a confonderci il volere ed a farci indurire ai mali d'oggi piuttosto che volare a mali ignoti?La coscienza, così, fa tutti vili, così il colore della decisione al riflesso del dubbio si corrompe e le imprese più alte e che più contano si disviano, perdono anche il nome dell'azione."
:)
Varrebbe la pena di arrivare a 90 anni totalmente a tocchetti, pur di poter continuare a leggere roba così.

Visir ha detto...

Non sono d'accordo V.V. scusa se ti chiamo così in maniera confidenziale.
Le parole che tu citi appaiono belle, ma sono di un uomo debole. Per vivere e morire invece ci vuole forza, e forse l'obiettività che il mondo...Non è un paese per vecchi (citazione filmica a parte).
Per lo meno per vecchi che non hanno capito che per saper vivere bisogna essere pronti a morire in ogni istante.

Indelebili sono nella mia mente i versi di Omero che cerco faticosamente di scrivere nel mio cuore e non farli mai cancellare dalle onde della paura, la quale, fa rinunciare a molto per elemosinarci così poco.

"Amici, se disertando la guerra a noi prossima
voi ed io fossimo destinati a vivere per sempre
senza conoscere alcun decadimento, lo faremmo,
non sarei fra i primi a combattere, non vi manderei
nella battaglia che porta la gloria.
Ma ora, così stando le cose, con i ministri della morte
pronti attorno a noi a migliaia, che nessun uomo nato
per morire può sfuggire e nemmeno evadere, andiamo."

(Iliade)