La suora salì sul taxi, e disse la sua destinazione.
L'uomo mise in moto e partì, guidando lentamente nel traffico e nella pioggia in quella fredda sera di febbraio. Ogni tanto la guardava dallo specchietto, fino a che ebbe il coraggio e parlò:
Sorella, perché siamo così poveri e caduchi da avere sempre in mente pensieri peccaminosi, tanto da non poterli nemmeno riferire ?
Fratello,rispose amabilmente la suora, è l'umana natura, e cadiamo e ci rialziamo, infinite volte.
Dimmi fratello, cosa ti angustia ?
Vede sorella, il mio sogno perverso è di possedere una suora, e arrossì.
La suora deglutì, si schiarì la voce, e parlò:
- semel in anno licet insanire fratello. Te lo posso concedere, a queste condizioni, ovvero che tu sia di religione cattolica e che non sia sposato, per non commettere adulterio.
Sorella, almeno questo sì, è come lei dice.
E la suora, si concesse, con libertà e leggerezza.
Poi il taxi ripartì nel traffico cittadino.
Ad un certo punto però il tassista si fermò, e piegando la testa sul volante cominciò a piangere.
Che c'è fratello ? Già il senso di colpa ti dilania ?
No sorella, disse il tassista, è che io sono ebreo e sposato.
Ah, disse la suora. Nessun problema.
Io invece mi chiamo Mario e sto andando ad una festa di Carnevale.
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